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Quando si parla della preghiera ebraica, il pensiero corre im-
mediatamente allo Shemà. In realtà lo Shemà non è una pre-
ghiera, ma un insieme di brani tratti dalla Torà: il termine
usato dalla tradizione per indicare l’insieme dei brani di cui è
composto lo shemà è Kriat Shemà – Lettura dello Shemà e non
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è dal basso verso l’alto, in che senso? Dalla stessa fonte pie-
na di santità naturale che è nel nostro cuore, noi attingiamo,
estraiamo i delicati sentimenti dalla potenza in atto rivolti a
elevarli e innalzarli.... con la pura superiore santità...e quanto
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no le nostre qualità...tanto più risplendono sempre più le luci
che si manifestano in noi attraverso le nostre espressione di
52 preghiera...
Attraverso la Torà noi ci occupiamo di inserire la vita del mon-
do superiore in quello inferiore, dall’alto delle cime dell’intel-
letto divino, dalla fonte da Cui deriva la Torà, noi prendiamo
porzioni di vita e le trasciniamo.... le radichiamo nel profondo
della nostra natura, e la nostra sacra natura....viene benedetta
con la benedizione del Cielo, attraverso l’abbondante illumi-
nazione che viene a noi.
L’abitudine a considerare lo Shemà il brano biblico più im-
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i 10 comandamenti che rappresentano la parola Divina per
antonomasia non siano stati compresi nel siddur. La mishnà
ci indica qual’era l’ordine delle preghiere nel santuario: “L’in-
caricato diceva loro dite la benedizione (avat olam), leggete
i 10 comandamenti, Shemà, Veaià Im Shamoà e Vaiomer”. La
lettura dei 10 comandamenti fuori dal santuario fu annullata
a causa della polemica dei cristiani che avrebbero sostenuto
che solo i 10 comandamenti erano veramente di origine divina,
mentre tutto il resto della Torà non lo sarebbe stato, fu così che
lo Shemà prese il posto dei 10 comandamenti.