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remo: che se qualcuno è un benonì, cioè un ebreo che in genere si ¡§
astiene dal peccato, e pecca solo di rado, e bisogna ritenere che abbia
peccato inavvertitamente, o che non era a conoscenza del divieto,
o che pensava che [l’astensione] fosse soltanto un atto di zelo, una
buona risoluzione, per cui [solo] i più devoti si astengono – allora,
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dovrà disprezzarlo, ed è vietato odiarlo per questo, perché bisogna
giudicarlo benevolmente; e secondo molti poskìm vale qui il precet-
to positivo della Torà «Giudica il prossimo con benevolenza» (Levi-
tico 19, 15).
-Ma se si nota che il peccatore era consapevole del divieto e ha com-
messo intenzionalmente un peccato come l’adulterio, il mangiare
alimenti proibiti e divieti simili, la cui proibizione è nota a tutti gli
ebrei, allora [la reazione] dipende da ciò che segue: se il peccatore è
un benonì riguardo agli altri precetti, e in generale ha l’abitudine di
astenersi dal peccato, e lo hanno visto solo una volta trasgredire quel
divieto di nascosto, è vietato raccontare questa mancanza ad altri,
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forse quell’altro è già tornato sulla retta via, ed è triste e contrito per
quel suo peccato, e D-o lo ha già perdonato, perché l’essenziale del-
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tutti, pur dopo essersi già pentito in precedenza della sua mancanza
e dopo che il suo peccato sia già perdonato, perciò il malvagio che
lo riveli si macchia di una colpa e di un’abiezione. E non bisogna ri-
velarlo neppure ai giudici della città, nemmeno in compagnia di un
secondo testimone che ne sottoscriva la testimonianza, perché non
se ne ricava alcuna utilità. Bisogna solo rimproverarlo a quattr’occhi
per essersi ribellato a D-o col suo peccato, e incoraggiarlo a guardar-
si d’ora in avanti dalle motivazioni che lo hanno spinto a questo [er-
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premura di farlo con garbo, per non avvilirlo: «Rimprovera il prossi-
mo e non ti rendere colpevole nei suoi confronti». Continua a pag. 57