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               Racconto per il tavolo di Shabbat

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“Allora tutti i popoli della terra vedranno che su di te viene invocato
il nome di Hashem e avranno timore di te” (Devarim 28, 10).
Quando Rabbì Shneur Zalman di Liadi, autore del “Sefer Tanya”
(libro fondamentale della Chassidut Lubavitch), si trovava rin-
chiuso in prigione dal governo russo per l’accusa (infondata) di
essersi occupato degli ebrei residenti in Erez Israel nonostante la
stessa fosse, all’epoca, sotto il controllo della Turchia (nemica del-
la Russia), ogni giorno veniva consentito ad un suo Chassid – in
via straordinaria – di portargli un paio di teƤllin da indossare du-
rante la preghiera di Shachrit e restituire subito dopo.
Un giorno, mentre Rabbì Shneur Zalman era impegnato nella re-
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di grado superiore entrò nella cella in cui era rinchiuso, il quale
però, anziché arrabbiarsi per il trattamento di favore riservato allo
Tzaddiq, fu colto da un improvviso spavento e lasciò immediata-
mente la stanza.
Il Chassid‹…ƒ”‹…ƒ–‘†‹…‘•‡‰ƒ”‡‹–‡ƤŽŽ‹ƒƒ„„¿Š‡—”ƒŽ-
man rimase stupito dall’accaduto, e pertanto, successivamente
alla conclusione della preghiera, gli chiese spiegazioni circa la ra-
gione dello strano comportamento del controllore russo.
“E’ scritto espressamente nel trattato talmudico di Menachot – ri-
spose lo Tzaddiq – che il versetto contenuto nella Torah “avran-
no timore di te” (Devarim 28, 10) si riferisce ai “teƤllin che sono
nella testa””. “Anche io e molti altri ebrei ogni giorno indossiamo
i teƤllin – osservò il Chassid –, ma i non ebrei non si dimostrano
aơatto intimoriti da noi per ciò solo”.
“Evidentemente – ribattè Rabbi Shneur Zalman – i teƤllin che tu
indossi vengono posti solo “sulla testa”, mentre nel Talmud si fa
riferimento al fatto che gli altri popoli avranno timore dei teƤllin
che sono “nella testa” di un ebreo, ovverosia nella sua mente e
nelle sue profonde intenzioni….”. - Scritto da Giorgio Calò -
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