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SHABBAT KI TETZÈ - 16/17 SETTEMBRE 2016 

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                                       U
                 Derashà sulla parashat hashavua

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       “Quando costruirai una casa nuova, dovrai fare un ma’aqè ~
       parapetto attorno al tuo tetto. Non permetterai che del sangue
       venga versato in casa tua qualora qualcuno che cade dovesse
       precipitare proprio da quel tuo tetto” (Devarim 22, 8).
       E’ scritto nella parashà, con riferimento alla mitzvà del ma’aqè
       ~ parapettoǡ…Š‡Žƒ•–‡••ƒ°ƤƒŽ‹œœƒ–ƒƒ†‹’‡†‹”‡…Š‡Dzqual-
       cuno che cadedzƤ‹•…ƒ’‡”’”‡…‹’‹–ƒ”‡†ƒŽ–—‘–‡––‘ǣ‹Ž•‹‰‘-
       lare linguaggio utilizzato dalla Torah, spiega Rashì, ci viene ad
       insegnare che, in realtà, per colui che cade da un tetto privo
       di un ma’aqè era già stata decretata dal Cielo una morte vio-
       lenta a causa delle proprie colpe. Tuttavia, come insegnato nel
26 Talmud, è opportuno che ciascuno faccia tutto quanto nelle
       proprie facoltà per evitare di essere la causa “naturale” della
       morte di un altro ebreo, poiché “i meriti vengono distribuiti
       da Hashem grazie alle persone meritevoli, mentre le punizioni
       vengono da Lui aƫitte per il tramite di persone colpevoli” (TB
       Shabbat 92a).
       Pur essendo ormai stata decretata da Hashem la morte di
       tale ebreo, si domanda inoltre il Qli Yaqar, per quale ragione
       dovremmo far sì che, omettendo la realizzazione del ma’aqè
       prescritto dalla Torah, l’evento mortale avvenga proprio sul
       nostro tetto? D’altro canto, essendo ormai stata stabilita la
       morte di questo ebreo da parte del Cielo, egli comunque non
       si salverebbe neanche risiedendo in un posto sicuro e protetto,
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       mancata realizzazione del ma’aqè, lo stesso verrebbe attribuito
       non ad una punizione decretata dal Signore ma alla semplice
       negligenza di un altro ebreo.
        - Scritto da Giorgio Calò -
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