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SHABBAT SHOFETÌM - 9/10 SETTEMBRE 2016 

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                 Derashà sulla parashat hashavua

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        “Se nel tuo paese che Hashem, il tuo Signore, ti dà in proprietà si trova
        un uomo ucciso che giace nella campagna e non si sa chi l’abbia colpito”
        (Devarim 21, 1).
        Il Talmud si domanda per quale ragione la Torah ci ha comandato la
        mitzvà della eglà arufà ~ giovenca accoppata. Risponde Rabbì Yochan-
        nan ben Shaul che ciò è avvenuto in quanto HaQadosh Baruch Hu ha
        così detto: “Venga una giovane vitella (la giovenca) che non ha prodotto
        frutti e sia uccisa in un luogo (una valle dura e pietrosa) che non è in
        grado di produrre frutti, aƥnch± trovi espiazione l’assassinio di un uomo
        a cui è stato impedito produrre frutti”. Si potrebbe in astratto ritenere
        – continua Rabbì Yochannan ben Shaul – che, quando parla di “frutti”,
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        possibilità per lo stesso, quindi, di generarne di ulteriori. Se così fosse,
14 però, la Torah avrebbe dovuto anche precisare che la procedura della
        Eglà Arufà non trova applicazione in relazione all’eventuale assassinio
        di anziani e/o persone sterili, in quanto questi ultimi, già di per sé, non
        sarebbero in grado di procreare. Dal momento però che ciò non è avve-
        nuto, conclude Rabbì Yochannan ben Shaul, possiamo dedurre che in
        realtà la Torah si riferisce al fatto che l’omicidio ha impedito alla persona
        assassinata di produrre “frutti” spirituali, ovverosia di compiere ulteriori
        mitzvot (TB Sotà 46a).
        Il Qlì Yaqar fa notare come tale spiegazione trovi conferma proprio nella
        porzione di Torah che precede la mitzvà della eglà arufà, dove è scritto:
        “Quando assedierai una città per molti giorni per combatterla e conqui-
        starla, non dovrai distruggere i suoi alberi abbattendo la scure su di essi.
        Da essi potrai mangiare il frutto e pertanto non li dovrai abbattere
        […]. Tuttavia, se sai che è un albero che non dà frutto, lo potrai di-
        struggere e recidere […]” (Devarim 20, 19-20). E’ infatti insegnato nel
        Talmud (TB Ta’anit 7a) che tali versetti sono riferiti ad un Talmid Chac-
        ham ~ Studioso di Torah, dal quale, se timoroso di Hashem ed idoneo ad
        insegnare, “potrai mangiare il frutto e pertanto non li dovrai abbandona-
        re” (e cioè potrai apprendere la Torah e, quindi, dovrai attaccarti ai suoi
        insegnamenti), mentre, se privo di tali qualità (e dunque paragonabile
        ad un “albero che non danno frutto”), “lo potrai distruggere e recidere”,
        ovverosia non potrai né dovrai studiare presso di lui. - Scritto da Giorgio Calò -
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