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Giovedì10 dicembre 2015
Momenti di Musàr
Tutto, non “quasi” tutto
Il livello di emunà del “tutto è per il meglio” non è un livello
spirituale a cui solo pochi possono aspirare. Il codice della legge
ebraica (Shulchàn ‘Arùkh, Òrach Chayìm 230: 5) richiede che
ciascuno di noi creda che tutto quello che Hashèm fa sia per
il nostro bene. Così come ogni ebreo ha l’obbligo di mangiare
cibo kashèr, di osservare lo Shabbàt e di mettere in pratica ogni
altra norma del codice della legge ebraica, allo stesso modo gli
è prescritto di osservare la suddetta norma, OC 230: 5.
La legge ebraica in generale, e la regola di credere che tutto
quello che fa Hashèm è specificatamente per il nostro bene, è
concepita per tutti. Hashèm non richiede da noi qualcosa che
non siamo in grado di mettere in pratica.
Il codice della legge ebraica è esigente riguardo a ogni singola
58 sillaba; un’approfondita ispezione rivelerebbe che la suddetta
frase afferma che tutto ciò che fa Hashèm è per il meglio,
non “quasi” tutto. Persino un soldato circondato, attaccato e
bombardato da ogni direzione non deve assolutamente dire:
“Credo che Hashèm faccia tutto per il meglio tranne questo!”.
“Quasi tutto” è l’errore che molti commettono, anche quando
in principio essi accettano la concezione che tutto ciò che
Hashèm fa è per il meglio. La loro “quasi emunà” è buona,
ma solo fintantoché non viene messa alla prova oltre il loro
livello massimo di tolleranza. Non appena un banale incidente
indebolisce leggermente il loro prestigio o il loro reddito,
rovina i loro piani o rende la loro vita un po’ scomoda, allora
la loro emunà incompleta si sgretola. Un 99% di emunà è in
effetti come un 100% di mancanza di emunà, dal momento
che tutto viene da Hashèm, senza nessuna eccezione e per il
nostro bene, e non quasi tutto.
(Tratto dal libro Gan Aemunà di Rav Arush)