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כח’ תמוז תשע”ה
Momenti di Halakhà
Struttura della tefillà
-Dopo aver recitato i cinque salmi finali del libro dei tehillim 59
nelle pesukè dezsimrà, nell’ultimo di questi si dice due volte il
versetto finale di “kol aneshamà tealel-ogni creatura Ti esalte- יום רביעי
rà”. Il motivo di questa ripetizione, è per esprimere la nostra
voglia instancabile di lodare Hashem.
-Subito dopo c’è la formula di “baruch A’ leolam amen vea-
men”. Questi versetti sono istituiti come una sorta di chiusura
delle pesukè dezsimrà, ma non conclusiva, in quanto questa
parte della preghiera termina con “ishtabach”. Questo verso è
preso anch’esso dai Salmi e conclude proprio il terzo libro degli
stessi. L’amen doppio che si recita, viene ad approvare tutte
le lodi che abbiamo cantato ad Ashem dall’inizio delle pesukè
dezimrà fino a quel punto della tefillà.
-”Vaivarech David et Ashem” è un brano tratto dal libro “divrè
aiamim- Le cronache”(1-13;29). I sefarditi aggiungono un altro
passo preso da Nechemia “vivarechù shem kevodecha”(5-11;9).
Il brano di “vaivarech David” si riferisce al Re David quando
benedisse il popolo, dopo aver terminato la raccolta per tutto
il necessario alla costruzione del primo Bet-amikdash. Questo
passo è una grande lode al S. e rivela l’onnipotenza e la sovra-
nità assoluta in tutti i mondi di Hashem.
-Nel dire le parole “veattà moshel bakol-e Tu padroneggi su
tutto” , secondo l’Ari z”l (uno dei più grandi maestri di kabalà
di tutti i tempi) dice di dare tre monete in zedakà, due prima
ed una subito dopo, ed ha rivelato nei suoi scritti di esserci in
questo significati profondi. Il motivo più comprensibile per il
quale si danno le monete proprio in quel punto, è perché di-
ciamo in quel punto che Hashem “moshel bakol-padroneggia
su tutto”, e con il dare la zedakà affermiamo che tutto è Suo ed
è Lui il vero possessore di ogni cosa.
(tratto da siddur Kavanat Alev, Et Razon, e dal Tur)