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‫כט’ תמוז תשע”ה‬

Momenti di Halakhà

Struttura della tefillà                                                61
-La “shirat ayam-il cantico del mare”, è la lode che intonarono gli
Ebrei dopo il grande miracolo dell’apertura del Mar Rosso e l’an-      ‫יום חמישי‬
nientamento finale degli Egiziani. Durante la preghiera del mat-
tino quando lo si recita, lo si deve fare con grande gioia ed ardore,
immaginandosi che proprio in quel momento Hashem ci faccia
passare nuovamente il Mar Rosso con tutto il popolo Ebraico, e
sentire come se il nemico sommerga ora nel mare. È riportato in
vari libri sacri che così facendo, vengono espiati gli avonot-tra-
sgressioni.
-Alla fine della “shirat ayam-cantico del mare” si dichiara la so-
vranità del Re con “A’ Melech A’ Malach A’ Imloch leolam vaed-
Hashem è il Re Hashem ha regnato ed Hashem regnerà per sem-
pre”. Se ci facciamo caso il nome di D. in questo verso è scritto
con il nome dalle 4 lettere (nel siddur italiano è abbreviato con la
doppia “yud”), questo è l’appellativo di Hashem misericordioso,
e con quella espressione testimoniamo che nel futuro, nell’avve-
nuta messianica, sarà manifesta a tutto il mondo la provvidenza
Divina, che da sempre è stata la stessa, cioè di bontà e misericor-
dia, anche se ci sembra il contrario a causa dei nostri avonot ed il
distacco dalla emunà.
-Nel recitare il verso di “A’ melech..”, bisogna avere intenzione di
ricevere su di noi e su tutti nostri discendenti il giogo di Hashem.
-Secondo il rito italiano prima del “ishtabach” si recita “kol beruè-
ogni creatura”. Anche questa è un’eccezionale lode per la magnifi-
cenza di D.o e per la Sua futura rivelazione, in quel tempo tutto il
mondo Lo loderà per la Sua unità ed onnipotenza (vedi la tradu-
zione testuale).
-Il sigillo delle pesukè dezsimrà è la benedizione di Ishtabach. È
riportato nei libri del Chidà e del Ben Ish Chai, e di innumerevo-
li  zaddikim, che questa formula è di straordinaria forza spirituale,
e contenente i 13 attributi di misericordia. Quindi affermano di
non dirla affatto di fretta saltando le parole, bensì con devozione
e attaccamento, pensando che in quel momento si sta elogiando
il Re, quindi il cuore e la bocca dovranno andare congiuntamente.
(tratto da siddur Kavanat Alev, Et Razon)
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