Page 36 - momentiIyar75
P. 36
5 maggio 2015
Momenti di Musàr
Lag ba’Òmer
Il 18 di Yiàr, che corrisponde al trentatreesimo giorno del conteggio
dell’òmer (lag: làmed-30, ghìmel-3), viene osservata la hillulà - cel-
ebrazione, di R. Shim’òn bar Yochài. Israele ha fissato questo giorno
di festa in mezzo ad un periodo di lutto e di sventura. In questo giorno
non si recita Tachanùn e si possono celebrare matrimoni. Secondo
l’uso ashkenazita, ci si possono tagliare i capelli, mentre, secondo
l’uso sefardita, è permesso farlo a partire dal giorno successivo. In
sinagoga vengono accesi dei lumi. Fuori dalla Terra di Israele, si usa
che gli scolari facciano gite in campagna con gli insegnanti, e che
portino archi e frecce di legno. Lag Ba’òmer viene celebrato in modo
particolare nelle città sante della Terra di Israele, dove diventa un
giorno di festa accompagnato da danze, musica e fuochi all’aperto in
onore del tannà ispirato da Dio, R. Shim’òn bar Yochài. In particolare,
quest’occasione viene celebrata a Meròn, il luogo dove sono sepolti R.
Shim’òn bar Yochài e R. El’azàr, suo figlio, e dove si radunano migliaia
di persone che celebrano l’occasione con entusiasmo straordinario e
34 gioia santa, studiando la Torà, pregando, danzando, intonando canti
che giungono fino al cielo, accendendo falò le cui fiamme si vedono
fin da molto lontano. Si tratta di un giorno circondato dal mistero,
dalla sapienza esoterica dei cabalisti di ogni generazione. In verità,
Martedì oltre che in onore di R. Shim’òn Bar Yochài, questa hillulà viene os-
servata anche in onore della Torà che insegnò ai suoi discepoli, che è
registrata nel sacro libro dello Zòhar, un’opera colma dei segreti della
Torà, che contiene una sapienza di non facile accesso. Il carattere rive-
lato del giorno è riportato nelle opere halakhiche classiche: si ricorda-
no i discepoli di R. ‘Akivà che furono colpiti a migliaia da un’epidemia
nei giorni dell’òmer, e in questo giorno smisero di morire. II Sèfer
Hamanhìg riporta che R. Zekhariyà Halevì sosteneva di aver trovato
un vecchio manoscritto proveniente dalla Spagna, in cui era riportato
che i discepoli di R. ‘Akivà morirono da Pèsach fino a mezzo mese
prima di Shavu’òt, ovvero, fino a Lag Ba’òmer.
II Maharìl scrive che l’epidemia continuò per tutto il periodo tra
Pèsach e Shavu’òt, ma che nessuno morì nei giorni che hanno un
carattere festivo: i sette giorni di Pèsach, i due giorni di Rosh Chòdesh
iyàr, Rosh Chòdesh sivàn e nei sette shabbatòt, in totale per 17 gior-
ni. Quindi, si verificarono dei decessi soltanto in 32 giorni sui 49
dell’òmer. In ricordo di ciò, il trentatreesimo giorno dell’ òmer viene
celebrato come giorno in cui si interrompe il lutto.
(tratto da Sefer Atodàa tradotto da Morashà)