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5 maggio 2015

               Momenti di Musàr

         Lag ba’Òmer

         Il 18 di Yiàr, che corrisponde al trentatreesimo giorno del conteggio

         dell’òmer (lag: làmed-30, ghìmel-3), viene osservata la hillulà - cel-

         ebrazione, di R. Shim’òn bar Yochài. Israele ha fissato questo giorno

         di festa in mezzo ad un periodo di lutto e di sventura. In questo giorno

         non si recita Tachanùn e si possono celebrare matrimoni. Secondo

         l’uso ashkenazita, ci si possono tagliare i capelli, mentre, secondo

         l’uso sefardita, è permesso farlo a partire dal giorno successivo. In

         sinagoga vengono accesi dei lumi. Fuori dalla Terra di Israele, si usa

         che gli scolari facciano gite in campagna con gli insegnanti, e che

         portino archi e frecce di legno. Lag Ba’òmer viene celebrato in modo

         particolare nelle città sante della Terra di Israele, dove diventa un

         giorno di festa accompagnato da danze, musica e fuochi all’aperto in

         onore del tannà ispirato da Dio, R. Shim’òn bar Yochài. In particolare,

         quest’occasione viene celebrata a Meròn, il luogo dove sono sepolti R.

         Shim’òn bar Yochài e R. El’azàr, suo figlio, e dove si radunano migliaia

         di persone che celebrano l’occasione con entusiasmo straordinario e

34       gioia santa, studiando la Torà, pregando, danzando, intonando canti
         che giungono fino al cielo, accendendo falò le cui fiamme si vedono

         fin da molto lontano. Si tratta di un giorno circondato dal mistero,

         dalla sapienza esoterica dei cabalisti di ogni generazione. In verità,

Martedì  oltre che in onore di R. Shim’òn Bar Yochài, questa hillulà viene os-

         servata anche in onore della Torà che insegnò ai suoi discepoli, che è

         registrata nel sacro libro dello Zòhar, un’opera colma dei segreti della

         Torà, che contiene una sapienza di non facile accesso. Il carattere rive-

         lato del giorno è riportato nelle opere halakhiche classiche: si ricorda-

         no i discepoli di R. ‘Akivà che furono colpiti a migliaia da un’epidemia

         nei giorni dell’òmer, e in questo giorno smisero di morire. II Sèfer

         Hamanhìg riporta che R. Zekhariyà Halevì sosteneva di aver trovato

         un vecchio manoscritto proveniente dalla Spagna, in cui era riportato

         che i discepoli di R. ‘Akivà morirono da Pèsach fino a mezzo mese

         prima di Shavu’òt, ovvero, fino a Lag Ba’òmer.

         II Maharìl scrive che l’epidemia continuò per tutto il periodo tra

         Pèsach e Shavu’òt, ma che nessuno morì nei giorni che hanno un

         carattere festivo: i sette giorni di Pèsach, i due giorni di Rosh Chòdesh

         iyàr, Rosh Chòdesh sivàn e nei sette shabbatòt, in totale per 17 gior-

         ni. Quindi, si verificarono dei decessi soltanto in 32 giorni sui 49

         dell’òmer. In ricordo di ciò, il trentatreesimo giorno dell’ òmer viene

         celebrato come giorno in cui si interrompe il lutto.

         (tratto da Sefer Atodàa tradotto da Morashà)
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