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3 maggio 2015
Momenti di Musàr
DomenicaPèsach Shenì
Il 14 di iyàr viene chiamato Pèsach Shenì, letteralmente, “il sec-
ondo Pèsach”. Quando esisteva il Bet hamikdàsh, tutti coloro
che non riuscivano a portare il sacrificio di Pèsach al tempo
debito, il 14 di nissàn, avevano una seconda opportunità per
farlo in questa data. La Torà (Bemidbàr 9, 10-11) afferma: «Parla
ai Figli di Israele dicendo: Ogni uomo ritualmente impuro a
causa del contatto con un cadavere, o distante... nel secondo
mese, il 14, di sera, lo porterà e verrà mangiato con azzime ed
erbe amare».
Il 14 di iyàr non è un giorno di festa; tuttavia, questo giorno,
quando esisteva il Bet hamikdàsh, era un momento di gioia
per coloro che adempievano all’obbligo di portare il sacrifi-
cio di Pèsach. Perciò, anche ai nostri giorni è considerata una
data speciale, in cui non si recita Tachanùn. In generale, se
30 per offrire un sacrificio e stato stabilito un tempo specifico,
non è possibile rimandarlo. Per quanto riguarda il sacrificio
di Pèsach, tuttavia, sebbene vi sia un tempo specifico, che la
Torà sottolinea due volte, se le circostanze hanno impedito di
offrirlo proprio allora, è prevista una seconda possibilità il 14
di iyàr. Perché a questo sacrificio è stata data una considera-
zione speciale? Perché è diverso da tutti gli altri sacrifici. Se
non si portano tutte le altre offerte, pubbliche o private, non
c’è una punizione dichiarata esplicitamente, ma se non si porta
il sacrificio di Pèsach, la punizione è estremamente severa. La
Torà afferma: (Bemidbàr 9,13): E quell’anima sarà recisa dal suo
popolo. Essendo la punizione per aver violato questa mitzvà
così severa, la recisione dalla fonte della vita, ne deriva che an-
che la ricompensa per chi la porta deve essere particolarmente
grande, poiché la ricompensa per chi compie una mitzvà è
molto maggiore della punizione che spetta a chi la viola. Per-
ciò, chi ha il merito di aver portato il sacrificio di Pèsach al
momento giusto si attacca alla fonte della vita, all’interno del
popolo di Israele.