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יא’ אייר תשע”ה
Momenti di Halakhà
Regole della niddà (settimo capitolo) 25
Bisogna sapere che la Torà ha dato fiducia alla donna e questa
va creduta su ogni cosa che dice riguardo al suo stato di purità
o impurità, ovvero il merito può e deve fidarsi di lei quando
dice di essere pura o impura. E così se questa dice di aver già
contato i sette giorni puliti o di essere, per esempio, al quinto e
non al quarto come pensava il marito va creduta. Tutto ciò però
è solo se dimostra di voler veramente seguire tutte le regole
della niddà, ma se ha, anche una sola volta, volontariamente
fatto peccare il marito (come nel caso in cui abbia detto di
aver fatto la tevilla e in realtà non l’aveva fatta) o che prima del
matrimonio ha, has vehalila, avuto rapporti proibiti, non può
essere creduta fino a che non dimostri di essersi veramente
pentita. Quindi se per esempio il marito ha fatto teshuva e la
donna no non può fidarsi di lei, a meno che non sia chiaro al
cento per cento che questa per non far soffrire il marito sia dis-
posta ad osservare tutte le regole, in ogni caso è bene chiedere
a un rabbino competente.
Bisogna ancora sapere che la donna (quando questa è credibile יום חמישי
come visto prima) è quella che stabilisce il proprio stato quindi
anche se per scherzo ha detto al marito di essere impura, viene
automaticamente vietata anche se dopo dichiara il contrario e
veramente non ha visto sangue. Bisogna quindi insegnare alla
moglie di essere molto seria e non dire cose affrettate. Vi sono
dei casi in cui però si può essere facilitanti, come nel caso in
cui pensava di aver visto una macchia proibita e in realtà non
lo era, quindi in ogni caso è bene chiedere a un rabbino com-
petente.