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6 febbraio 2015

                 Momenti di Musàr

             Parashat Yitrò

             “Onora tuo padre e tua madre affinché siano prolungati i tuoi

             giorni” (Shemot 20,12).

             Quando in gioventù il Rabbino Avraham Borenstein, autore

             del testo halachico intitolato “Avnei Netzer”, studiava Torah

             presso suo padre, il Rabbino di Biala in Polonia, avvenne che

             quest’ultimo gli rivolse una domanda che – a suo avviso – era

             molto difficile.

             L’Avnei Netzer rispose immediatamente che la domanda,

             in realtà, non era affatto complessa, fornendo quello che

             secondo lui era la soluzione corretta al quesito. Il padre

             respinse la risposta del figlio reputandola sbagliata, e gli

             diede uno schiaffo sulla guancia invitandolo, con tono severo,

             ad abituarsi a non rispondere mai velocemente e senza un

             accurato approfondimento della questione.

36           Quando il Rabbino di Biala ormai era anziano e malato, l’Avnei
             Netzer, che ormai era universalmente riconosciuto come un

             Gadol HaDor ~ Grande Maestro della sua generazione, si recò

             da lui per fargli visita.

             In quel frangente il padre dell’Avnei Netzer ricordò al figlio

Ve n e rd ì  l’episodio accaduto tanti anni prima, in cui egli lo aveva

             schiaffeggiato per aver risposto troppo rapidamente ed in

             maniera errata ad una sua domanda. “Dopo quell’avvenimento

             ho ripassato meglio la questione e mi sono accorto che, in verità,

             la tua risposta era corretta, ma ho ritenuto opportuno non dirti

             nulla in quanto temevo che ti saresti insuperbito. Oggi però,

             trascorsi tutti questi anni, voglio chiederti scusa per averti dato

             uno schiaffo in maniera ingiustificata”.

             “Mio caro padre – rispose l’Avnei Netzer – devi sapere che, sin

             da quando tu mi hai schiaffeggiato respingendo la mia risposta,

             sapevo che la ragione era dalla mia parte e che, pertanto, i tuoi

             rimproveri non erano affatto giustificati. Tuttavia, sono rimasto

             in silenzio fino ad oggi in quanto temevo di mancarti di rispetto

             infrangendo così la mitzvà di onorare i propri genitori…”
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