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5 febbraio 2015

                 Momenti di Musàr

         Racconto sugli tzaddikim

         Rabbi MeirLevush, autore del commento alla Torah intitolato

         “Malbim”, una volta si imbatté in una grande comunità ebraica,

         nota peressere pienadi “intellettuali” che purtroppo rifiutavano

         di seguire gli insegnamenti dei nostri Maestri; molti ebrei del

         posto, al fine di confondersi in mezzo ai non ebrei, avevano

         anche cominciato a sostituire i propri nomi con altri non

         ebraici. Il Malbim disse a coloro che erano venuti ad ascoltare

         un suo discorso pubblico: “Grazie alla mia permanenza presso

         di voi ho finalmente compreso il significato di un insegnamento

         della Torah che fino ad oggi mi era rimasto oscuro: la berachà

         che Yaakov, in punto di morte, trasmise ai figli di Yosef: “Possa

         il mio nome essere ricordato su di loro insieme al nome dei

         miei padri” (Bereshit 48, 16). E’ noto infatti che i figli di Yosef,

         Menashè e Efraim, essendo nati in Egitto non erano stati

34       abituati ad osservare le usanze dei propri avi, ed usavano
         quindi indossare i vestiti “moderni”, così come facevano i figli

         dei re ed i nobili egiziani del tempo. Quando però dovevano

         recarsi in visita da loro nonno Yaakov,Menashè e Efraim non

Giovedì  dimenticavano di togliersi i tipici abiti egizi ed indossare le

         vesti utilizzate dagli ebrei. Nel giorno in cui fu detto a Yosef

         che il padre era in punto di morte, questi corse a chiamare i

         propri figli per portarli al capezzale di Yaakov ed essere da lui

         benedetti; ciò non consenti a Menashè Efraim di cambiarsi

         d’abito, e per questa ragione Yaakov non li riconobbe e chiese

         a suo figlio: “Chi sono costoro?” (Bereshit 48, 8). Yosef rispose

         al padre: “Questi sono i miei figli, che il Signore mi ha dato”

         (Bereshit 48, 9), così giustificandosi, tra l’altro, per gli abiti

         non ebraici indossati da Menashèe Efraim, come a voler dire

         “Qui in Egitto usiamo vestirci come gli abitanti del posto”. Il

         patriarca Yaakov, tuttavia, nel profondo della sua anima avvertì

         il rischio insito nell’indossare abiti ed acquisire abitudini

         tipiche degli altri popoli, e per questo motivo benedì i figli di

         Yosef augurando loro e alla loro discendenza di mantenere,

         perlomeno, l’ebraicità dei propri nomi, e di non sostituirli con

         quelli dei non ebrei.
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