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20 novembre 2014 כז’ חשון תשע”ה
Giovedì Momenti di Musarיום חמישי
Torà e buone azioni
Un piano per controllare l’istinto malevolo (yètzer harà)
Felice è il popolo di Israele! Quando si occupa di Torà e di atti di
bontà l’istinto malvagio è in suo potere e non è lui ad essere in
mano ad esso… (‘Avodà zarà 5b).
Essere nelle mani dello yètzer harà non è cosa facile. L’individuo è
in ostaggio dello yètzer come un nano nelle mani di un gigante e
deve portare avanti la sua lotta contro lo yètzer da quella terribile
posizione. Ma colui che ha lo yètzer in suo controllo – come una
mosca nel pugno di un uomo – si trova in una situazione gioiosa!
Se anche lo yètzer mettesse in campo tutte le sue forze, non
potrebbe prevalere, basterebbe che la persona chiudesse la sua
mano e lo yètzer non esisterebbe più. Come si può raggiungere
questo stato di beatitudine? Studiando Torà e compiendo azioni
compassionevoli. A tal punto, l’individuo è legato alla Torà nella
propria mente, attraverso lo studio, nel proprio cuore e nelle
proprie emozioni, attraverso le buone azioni compiute per gli
altri. Come insegna il Maharàl: questo tipo di legame è assoluto,
privo di qualsiasi impedimento.
Perseveranza
La Ghemarà continua: “Si insegnava nella yeshivà del profeta
Eliyàhu: una persona dovrebbe sempre considerarsi come un
bue che ara e come un asino che porta un fardello, rispetto
alle parole della Torà”. Un impegno fatto di pura perseveranza:
questo è ciò che significa l’attaccamento alla Torà. Una strategia
onnicomprensiva per Rosh hashanà e Yom Kippùr, che può
assicurare in qualche modo il mantenimento delle proprie
decisioni, è la strategia che lega la persona alla Torà e alle buone
azioni.
TRATTO DA “CONQUISTA DELLA VERITA’”, TRADUZIONE ITALIANA DI
MICHTAV MEHELIYAHU DI RAV E. DESSLER.
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Giovedì Momenti di Musarיום חמישי
Torà e buone azioni
Un piano per controllare l’istinto malevolo (yètzer harà)
Felice è il popolo di Israele! Quando si occupa di Torà e di atti di
bontà l’istinto malvagio è in suo potere e non è lui ad essere in
mano ad esso… (‘Avodà zarà 5b).
Essere nelle mani dello yètzer harà non è cosa facile. L’individuo è
in ostaggio dello yètzer come un nano nelle mani di un gigante e
deve portare avanti la sua lotta contro lo yètzer da quella terribile
posizione. Ma colui che ha lo yètzer in suo controllo – come una
mosca nel pugno di un uomo – si trova in una situazione gioiosa!
Se anche lo yètzer mettesse in campo tutte le sue forze, non
potrebbe prevalere, basterebbe che la persona chiudesse la sua
mano e lo yètzer non esisterebbe più. Come si può raggiungere
questo stato di beatitudine? Studiando Torà e compiendo azioni
compassionevoli. A tal punto, l’individuo è legato alla Torà nella
propria mente, attraverso lo studio, nel proprio cuore e nelle
proprie emozioni, attraverso le buone azioni compiute per gli
altri. Come insegna il Maharàl: questo tipo di legame è assoluto,
privo di qualsiasi impedimento.
Perseveranza
La Ghemarà continua: “Si insegnava nella yeshivà del profeta
Eliyàhu: una persona dovrebbe sempre considerarsi come un
bue che ara e come un asino che porta un fardello, rispetto
alle parole della Torà”. Un impegno fatto di pura perseveranza:
questo è ciò che significa l’attaccamento alla Torà. Una strategia
onnicomprensiva per Rosh hashanà e Yom Kippùr, che può
assicurare in qualche modo il mantenimento delle proprie
decisioni, è la strategia che lega la persona alla Torà e alle buone
azioni.
TRATTO DA “CONQUISTA DELLA VERITA’”, TRADUZIONE ITALIANA DI
MICHTAV MEHELIYAHU DI RAV E. DESSLER.
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