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21 novembre 2014 כח’ חשון תשע”ה
Venerdì Momenti di Musarיום שישי
Parashat Toledot
Un ebreo si rivolse un giorno al Rav HaQadosh Rabbi Ytzchaq Isaac di Zidichov
(in Galizia, odierna Ucraina), chiedendogli un consiglio sulla opportunità o meno
di prendere in affitto un certo campo di proprietà di un non ebreo: il posto in
questione era infatti una buona possibilità di guadagno, in quanto si trovava su
una strada dove transitavano quotidianamente i venditori di tori. Tuttavia, spiegò
l’ebreo a Rabbi Ytzchaq, il campo era privo di un pozzo dove abbeverare gli animali,
cosicché i venditori erano costretti a girarci intorno e percorrere una lunga strada
prima di arrivare ad una sorgente d’acqua: se egli fosse riuscito a trovare una fonte
d’acqua, ciò avrebbe senz’altro indotti i mercanti a passare solo ed esclusivamente
di là, consentendogli così di guadagnare molti soldi con la vendita dell’acqua.
“Prendi in affitto il campo e scava lì un pozzo, e dopo che avrai scavato per alcuni
metri torna da me per trascorrere assieme il Santo Shabbat” – disse Rabbi Ytzchaq
all’ebreo.
L’ebreo fece come disse il grande Tzaddiq, e, quando tornò per Shabbat, egli gli
ordinò di scavare ancora un po’ e gettare nel pozzo un biglietto nel quale scrisse
quanto segue: “I servi di Itzchaq scavarono e vi trovarono un pozzo d’acqua sorgiva”
(Bereshit 26, 19).
Una volta gettato il biglietto nel pozzo, l’acqua iniziò a sgorgare fino a riempirlo
completamente. I mercanti del villaggio furono molto contenti di questa scoperta,
e cominciarono pertanto a recarsi presso il pozzo con le loro bestie per farle
abbeverare, cosicché l’ebreo si arricchì moltissimo grazie al campo in questione.
Ciò anche perché il proprietario dello stesso, vista l’originaria assenza di acqua nel
pozzo, glielo aveva dato in affitto ad un prezzo davvero basso.
Un altro ebreo si recò in seguito dal proprietario del campo, dicendogli che, ad un
prezzo molto più alto rispetto a quello pagato dal primo, sarebbe stato disposto a
prenderlo lui in affitto: il proprietario accettò l’offerta, lasciando così il primo ebreo
senza lavoro. Egli si recò quindi nuovamente da Rabbi Ytzchaq, il quale consigliò
lui, prima di riconsegnare il campo, di gettare nel pozzo un altro biglietto sul quale
aveva scritto: “Tutti i pozzi che, all’epoca di suo padre Avraham, i servi di suo padre
avevano scavato, i filistei li chiusero e li riempirono di terra” (Bereshit 26, 15). Una
volta fatto ciò, dal pozzo smise immediatamente di sgorgare acqua.
Quando gli abitanti del villaggio videro che, con il nuovo affittuario, era cessata
la presenza di acqua nel pozzo, insistettero con il proprietario affinché il campo
fosse nuovamente affittato al primo ebreo, visto che, finché c’era stato lui, nel pozzo
l’acqua sgorgava in abbondanza.
Dopo essersi nuovamente consigliato con Rabbi Ytzchaq, l’ebreo comunicò al
proprietario del campo la sua disponibilità a prenderlo un’altra volta in affitto, a
condizione, però, che il prezzo fosse lo stesso originariamente concordato. Così,
una volta che il pozzo fu di nuovo nella sua disponibilità, egli gettò dentro di esso
un altro biglietto con sopra scritto: “I servi di Itzchaq scavarono e vi trovarono un
pozzo d’acqua sorgiva” (Bereshit 26, 19).
A questo punto l’acqua, proprio come aveva detto il grande Tzaddiq, riprese
improvvisamente a sgorgare riempiendo nuovamente il pozzo e consentendo alla
famiglia dell’ebreo, ed ai suoi discendenti, di guadagnare e sostenersi per molti anni
ancora.
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Venerdì Momenti di Musarיום שישי
Parashat Toledot
Un ebreo si rivolse un giorno al Rav HaQadosh Rabbi Ytzchaq Isaac di Zidichov
(in Galizia, odierna Ucraina), chiedendogli un consiglio sulla opportunità o meno
di prendere in affitto un certo campo di proprietà di un non ebreo: il posto in
questione era infatti una buona possibilità di guadagno, in quanto si trovava su
una strada dove transitavano quotidianamente i venditori di tori. Tuttavia, spiegò
l’ebreo a Rabbi Ytzchaq, il campo era privo di un pozzo dove abbeverare gli animali,
cosicché i venditori erano costretti a girarci intorno e percorrere una lunga strada
prima di arrivare ad una sorgente d’acqua: se egli fosse riuscito a trovare una fonte
d’acqua, ciò avrebbe senz’altro indotti i mercanti a passare solo ed esclusivamente
di là, consentendogli così di guadagnare molti soldi con la vendita dell’acqua.
“Prendi in affitto il campo e scava lì un pozzo, e dopo che avrai scavato per alcuni
metri torna da me per trascorrere assieme il Santo Shabbat” – disse Rabbi Ytzchaq
all’ebreo.
L’ebreo fece come disse il grande Tzaddiq, e, quando tornò per Shabbat, egli gli
ordinò di scavare ancora un po’ e gettare nel pozzo un biglietto nel quale scrisse
quanto segue: “I servi di Itzchaq scavarono e vi trovarono un pozzo d’acqua sorgiva”
(Bereshit 26, 19).
Una volta gettato il biglietto nel pozzo, l’acqua iniziò a sgorgare fino a riempirlo
completamente. I mercanti del villaggio furono molto contenti di questa scoperta,
e cominciarono pertanto a recarsi presso il pozzo con le loro bestie per farle
abbeverare, cosicché l’ebreo si arricchì moltissimo grazie al campo in questione.
Ciò anche perché il proprietario dello stesso, vista l’originaria assenza di acqua nel
pozzo, glielo aveva dato in affitto ad un prezzo davvero basso.
Un altro ebreo si recò in seguito dal proprietario del campo, dicendogli che, ad un
prezzo molto più alto rispetto a quello pagato dal primo, sarebbe stato disposto a
prenderlo lui in affitto: il proprietario accettò l’offerta, lasciando così il primo ebreo
senza lavoro. Egli si recò quindi nuovamente da Rabbi Ytzchaq, il quale consigliò
lui, prima di riconsegnare il campo, di gettare nel pozzo un altro biglietto sul quale
aveva scritto: “Tutti i pozzi che, all’epoca di suo padre Avraham, i servi di suo padre
avevano scavato, i filistei li chiusero e li riempirono di terra” (Bereshit 26, 15). Una
volta fatto ciò, dal pozzo smise immediatamente di sgorgare acqua.
Quando gli abitanti del villaggio videro che, con il nuovo affittuario, era cessata
la presenza di acqua nel pozzo, insistettero con il proprietario affinché il campo
fosse nuovamente affittato al primo ebreo, visto che, finché c’era stato lui, nel pozzo
l’acqua sgorgava in abbondanza.
Dopo essersi nuovamente consigliato con Rabbi Ytzchaq, l’ebreo comunicò al
proprietario del campo la sua disponibilità a prenderlo un’altra volta in affitto, a
condizione, però, che il prezzo fosse lo stesso originariamente concordato. Così,
una volta che il pozzo fu di nuovo nella sua disponibilità, egli gettò dentro di esso
un altro biglietto con sopra scritto: “I servi di Itzchaq scavarono e vi trovarono un
pozzo d’acqua sorgiva” (Bereshit 26, 19).
A questo punto l’acqua, proprio come aveva detto il grande Tzaddiq, riprese
improvvisamente a sgorgare riempiendo nuovamente il pozzo e consentendo alla
famiglia dell’ebreo, ed ai suoi discendenti, di guadagnare e sostenersi per molti anni
ancora.
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