Page 54 - momenticheshvan75
P. 54
18 novembre 2014 כה’ חשון תשע”ה
MartedMì omenti di Musar יום שלשי
L’ANIMA CHE MI HAI DATO E’ PURA!
Tutte le mattine nelle Birchot Ashachar benediciamo la berachà di “Elo-
ai Neshamà” dove dichiariamo che l’anima che ci ha dato il nostro D.o
è pura. Chi analizza le parole di questa benedizione potrà imparare che
l’uomo è formato da due componenti: il corpo e l’anima. Dopo diversi anni
quest’ultima abbandonerà la prima ed il corpo si riposerà in terra fino alla
“techiat ametim – la resurrezione dei morti”. L’anima invece verrà condot-
ta davanti al tribunale celeste per valutare il suo comportamento in questo
mondo, e poi ripulirsi dagli avonot nel Gheinnom per potersi stringersi
dopo ad Hashem tersa da ogni impurità.
Il Talmud insegna che esistono centinaia di modi con i quali l’anima può
uscire dal corpo. Quella più agevole viene paragonata all’estrazione di una
piuma da un bicchiere di latte e così l’anima lascia il corpo senza sofferen-
ze; quella più dura è simile allo sradicamento della lana da un groviglio
di spine in tal modo la neshamà con grandi patimenti abbandona la sua
“dimora” dopo aver trascorso i suoi anni di permanenza nel corpo.
In tal caso dobbiamo chiederci: come ci si merita di lasciare il nostro cor-
po con il minimo di sofferenze? I libri sacri ci rispondono: più l’anima
è legata al corpo, quindi a questo mondo materiale, più gli sarà difficile
abbandonarlo, ed al contrario più la persona si sarà astenuta dal rincorrere
i suoi capricci materiali, i suoi sfizi ed eccedenze corporali, dedicando in-
vece la sua vita alla parte spirituale, allo studio della Torà e al compimento
delle mizwot e atti di zedakà, alla ricerca di allietare il suo Padrone, meno
la neshamà sarà legata al corpo e di conseguenza potrà sciogliersi da esso
con più facilità.
Dunque l’uomo è tenuto a considerare la sua condotta in questo mondo,
a chiedersi continuamente se l’auto, le scarpe, il cibo ecc. che usa è per
servire meglio il Creatore oppure per sottostare alle mode e alle tendenze
dettate dai goim e per accrescere il proprio prestigio agli occhi della gente.
Bisogna domandarci: gli abiti che indossiamo sono veramente conformi ai
principi dell’ebraismo ovvero modesti ma onorevoli, oppure costosi e ap-
pariscenti da procurarmi alterigia? Abbiamo riflettuto prima di acquistare
la nostra auto se questa sia troppo costosa e superflua? Forse Hashem, Che
ci ha dato la prosperità, preferisce che provvedessimo con quella cifra an-
che ai poveri della nostra comunità o di Erez Israel, o a sostenere il nostro
studio di Torà e della città in cui viviamo?
Dobbiamo sapere che questo mondo è paragonato dai Chachamim ad un
hotel molto esoso, più lo si utilizza oltremisura più ci verrà presentato un
conto salato! E per di più in questo modo ci allontaneremo da quei valori
che sono adatti al nostro santo popolo! Che Hashem ci dia il lo spirito di
verità nei nostri cuori! Amen!
(Sichà di Rav Yakov Exter tradotta da Hamefiz)
52
MartedMì omenti di Musar יום שלשי
L’ANIMA CHE MI HAI DATO E’ PURA!
Tutte le mattine nelle Birchot Ashachar benediciamo la berachà di “Elo-
ai Neshamà” dove dichiariamo che l’anima che ci ha dato il nostro D.o
è pura. Chi analizza le parole di questa benedizione potrà imparare che
l’uomo è formato da due componenti: il corpo e l’anima. Dopo diversi anni
quest’ultima abbandonerà la prima ed il corpo si riposerà in terra fino alla
“techiat ametim – la resurrezione dei morti”. L’anima invece verrà condot-
ta davanti al tribunale celeste per valutare il suo comportamento in questo
mondo, e poi ripulirsi dagli avonot nel Gheinnom per potersi stringersi
dopo ad Hashem tersa da ogni impurità.
Il Talmud insegna che esistono centinaia di modi con i quali l’anima può
uscire dal corpo. Quella più agevole viene paragonata all’estrazione di una
piuma da un bicchiere di latte e così l’anima lascia il corpo senza sofferen-
ze; quella più dura è simile allo sradicamento della lana da un groviglio
di spine in tal modo la neshamà con grandi patimenti abbandona la sua
“dimora” dopo aver trascorso i suoi anni di permanenza nel corpo.
In tal caso dobbiamo chiederci: come ci si merita di lasciare il nostro cor-
po con il minimo di sofferenze? I libri sacri ci rispondono: più l’anima
è legata al corpo, quindi a questo mondo materiale, più gli sarà difficile
abbandonarlo, ed al contrario più la persona si sarà astenuta dal rincorrere
i suoi capricci materiali, i suoi sfizi ed eccedenze corporali, dedicando in-
vece la sua vita alla parte spirituale, allo studio della Torà e al compimento
delle mizwot e atti di zedakà, alla ricerca di allietare il suo Padrone, meno
la neshamà sarà legata al corpo e di conseguenza potrà sciogliersi da esso
con più facilità.
Dunque l’uomo è tenuto a considerare la sua condotta in questo mondo,
a chiedersi continuamente se l’auto, le scarpe, il cibo ecc. che usa è per
servire meglio il Creatore oppure per sottostare alle mode e alle tendenze
dettate dai goim e per accrescere il proprio prestigio agli occhi della gente.
Bisogna domandarci: gli abiti che indossiamo sono veramente conformi ai
principi dell’ebraismo ovvero modesti ma onorevoli, oppure costosi e ap-
pariscenti da procurarmi alterigia? Abbiamo riflettuto prima di acquistare
la nostra auto se questa sia troppo costosa e superflua? Forse Hashem, Che
ci ha dato la prosperità, preferisce che provvedessimo con quella cifra an-
che ai poveri della nostra comunità o di Erez Israel, o a sostenere il nostro
studio di Torà e della città in cui viviamo?
Dobbiamo sapere che questo mondo è paragonato dai Chachamim ad un
hotel molto esoso, più lo si utilizza oltremisura più ci verrà presentato un
conto salato! E per di più in questo modo ci allontaneremo da quei valori
che sono adatti al nostro santo popolo! Che Hashem ci dia il lo spirito di
verità nei nostri cuori! Amen!
(Sichà di Rav Yakov Exter tradotta da Hamefiz)
52