Page 46 - Kislev5776
P. 46

3 dicembre 2015

                 Momenti di Musàr

         Channukkà

         Il 25 di Kislev del 165 a.e.v., è il giorno in cui si concluse la lotta per

         ristabilire la libertà e l’indipendenza in terra d’Israele. I Seleucidi

         siriani furono sconfitti dai Maccabei e il Tempio, profanato con

         statue pagane, fu riconsacrato. Per questo, i maestri stabilirono

         otto giorni di festa e lode al Signore e l’accensione di lumi, di un

         apposito candelabro, che rappresentano la diffusione pubblica

         del “grande miracolo avvenuto lì”. Ma qual è l’essenza di questa

         ricorrenza? E’ noto che il messaggio precipuo del giorno di Kip-

         pur sia la Teshuvah, il ritorno a Dio; che il principio fondamen-

         tale della festa di Pesach sia la libertà dalla schiavitù; quello di

         Shavu‘ot il dono della Torah e quello di Purim la salvezza fisica da

         un tentativo di sterminio. Quale può essere, allora, l’essenza degli

         otto giorni di Hanukkah? La consapevolezza piena della propria

         identità ebraica è la risposta a questa domanda; e se dovessimo

44       definire il periodo in cui cade questa festa, dovremmo chiamarlo
         zeman yahadutenu (“epoca del nostro essere ebrei”). Questa con-

         sapevolezza si può acquisire attraverso la comprensione di alcuni

         messaggi fondamentali della festa di Hanukkah. Distinzione. La

Giovedì  società ebraica durante il dominio degli ellenisti, si assimilava

         molto velocemente, addirittura arrivò a nascondere quei simboli,

         patti eterni, che contraddistinguono l’identità ebraica. La rivol-

         ta maccabaica, si proponeva di ridestare nel popolo l’orgoglio di

         essere ebrei. Essere ebrei vuol dire essere diversi, essere distinti e

         disposti a vivere in modo peculiare senza preoccuparsi che altri

         possano schernire e dileggiare il modo di vita ebraico. Le azioni

         dei Maccabei, ancora oggi, sono un invito a non essere influenza-

         ti dalle culture che ci circondano; un ebreo deve essere disposto a

         essere attento alla kasherut durante un pranzo di lavoro, a osser-

         vare lo Shabbat, a fare tzedakah e osservare le regole della purità

         familiare, consapevole della propria diversità rispetto al mondo

         che lo circonda. Noi siamo quello che siamo e non dobbiamo aver

         timore di essere noi stessi. La diversità non è un problema ebrai-

         co, lo è forse per gli altri. Crescere in santità. Continua a pag. 65
   41   42   43   44   45   46   47   48   49   50   51