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Ve n e rd ì4 dicembre 2015

            Momenti di Musàr

       Parashat Vaieshev
       “Ed il pozzo era vuoto, non c’era acqua” (Bereshit 37, 24) – “Però
       serpenti e scorpioni c’erano” (commento di Rashì in loco).
       Alcuni Maestri hanno anche rinvenuto, nelle iniziali delle pa-
       role contenute nel verso citato, una puntuale allusione al pre-
       detto commento: “‫“( ”אין בו‬non c’era”), le cui lettere formano
       appunto la frase “‫“( ”אבל יש בו נחשים ועקרבים‬Però ci sono ser-
       penti e scorpioni”).
       Nella precedente generazione, visse nel quartiere ungherese
       di Yerushalaim il Dayan Rabbi Moshe Hoffman, il quale era
       un grande Tzaddiq oltre che un eminente cabalista. Una volta
       giunse da lui un ebreo, il quale, una volta entrato dentro casa,
       incrociò un uomo alto che ne stava appena uscendo. Egli chie-
       se quindi al Dayan chi fosse quell’uomo che era uscito da casa
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       “Si tratta di Reuven il figlio di Ya’acov Avinu – disse il Dayan –
       il quale era venuto a ringraziarmi per il commento che io ha
       fornito al verso “Ed il pozzo era vuoto, non c’era acqua” (Bere-
       shit 37, 24), in quanto, secondo me, Reuven aveva verificato ed
       individuato un pozzo effettivamente vuoto e privo di serpenti e
       scorpioni. E ciò si desume dal tenore letterale dei versi conte-
       nuti nella parashà, dove è scritto che Reuven disse: “Gettatelo
       in questo pozzo”, ovverosia in un pozzo completamente pulito,
       mentre i suoi fratelli decisero di buttarlo “in un pozzo”, finendo
       per metterlo all’interno di un pozzo pieno di serpenti e scorpio-
       ni. Reuven, però, aveva davvero intenzione di salvare Yosef an-
       che da serpenti e scorpioni, e per questo egli è venuto di persona
       a ringraziarmi per aver correttamente interpretato quelle che
       erano le sue reali intenzioni…”.
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