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‫י’ סיון תשע”ה‬

Momenti di Halakhà

Regole sullo studio della Torà                                          23
-Ogni uomo ebreo ha l’obbligo di studiare la Torà
indipendentemente dal fatto che sia povero o ricco, in buona salute     ‫יום חמישי‬
o sofferente, giovane o molto vecchio o debole.
-Tutti, anche il povero che vive di carità e colui che deve mantenere
una famiglia, devono fissare un lasso di tempo sia di giorno che
di notte per studiare, come è detto: “E la mediterai di giorno e di
notte”. (Giosuè 1,8).
DOMANDA: Fino a quando si ha l’obbligo di studiare? RISPOSTA:
l’obbligo permane per tutti i giorni in cui viviamo su questo mondo,
come è detto: “Per timore che si allontanino (queste parole) dal tuo
cuore per tutti i giorni della tua vita” (Deuteronomio 4,9); poiché
ogni interruzione dello studio porta alla dimenticanza.
-Per questo, si raccomanda di fissare un orario giornaliero per
lo studio, di preferenza in gruppo, con un maestro o con un
compagno, in modo da studiare costantemente. Infatti, se si
interrompe lo studio, anche momentaneamente, c’è il rischio di
dimenticare quello che si è già studiato.
-Nel Talmùd (Shabbàt 127) c’è scritto: “Queste sono le cose per le
quali chi le compie gode i frutti in questo mondo e mantiene intatto
il patrimonio per il mondo futuro: 1) Il rispetto verso il padre e la
madre, 2) La beneficienza, 3) La visita ai malati, 4) L’ospitalità, 5)
Il recarsi di prima mattina al bet haknèsset, 6) Il mettere pace fra
un individuo e il suo prossimo; 7) Il solo studio della Torà, però le
comprende tutte “Vetalmud Torà Cheneghed Cullam”.
-Il tempo riservato allo studio prova il nostro attaccamento sincero
alla Torà e ci gratifica di un grandissimo merito. Com’è scritto:
“Se si mettessero i meriti di tutte le Mitzvòt della Torà su un lato
della bilancia, e la Mitzvà dello Studio della Torà dall’altra, questa
le controbilancerebbe tutte”, poiché solo studiando riusciamo a
mettere in pratica i precetti e le Mizvòt senza commettere errore.
Ma per coloro che preferiscono non studiare per non sapere e non
sentirsi poi obbligati, è scritto: “Sheghigàt Talmud olà zadòn” – “gli
errori verranno conteggiati come trasgressioni volontarie”, poiché
l’errore non è stato commesso in buona fede, ma volutamente si è
preferito non studiare e non conoscere, allora anche tutto ciò che
veramente non si conosceva in buona fede, viene considerato come
trasgressione volontaria della Torà, che Hashem ci scampi.
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