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12 febbraio 2015
Momenti di Musàr
Il pentito e il giusto
Nessuno invidia lo storpio che deve essere portato su per la
scala da altri. E certamente il giusto (che sin da piccolo ha
rispettato Torà e Mizwot) non deve provare invidia per colui
che fa teshuvà. “La ricompensa sarà data in base al lavoro fatto”
ovvero, secondo lo sforzo che si avrà nel dominare il proprio
cattivo istinto. Misurato su questa scala, non c’è dubbio che
il giusto sia persona di maggior valore rispetto a colui che fa
teshuvà: dopo tutto egli è stato impegnato in una lotta costante
e persistente contro tale istinto tutti i giorni della sua vita.
Come dobbiamo dunque intendere la Ghemarà quando ci
dice che Rabbì Yehudà Hannasì pianse quando venne a sapere
che malvagi incalliti si erano guadagnati il mondo a venire in
un solo, breve, momento? Perché disse in lacrime: “Alcuni si
guadagnano il proprio mondo in un’ora mentre altri devono
lottare per esso settanta lunghi anni!”. E come dobbiamo
48 intendere l’opinione secondo la quale: “Il luogo dove siedono
coloro che ritornano alla fede [nel mondo a venire] non è
accessibile neppure ai giusti più grandi” (Berakhòt 34b)? In
che senso essi possono essere migliori dei giusti?
Il proposito della creazione è rivelare la gloria di Hashèm.
Giovedì Ciò può avvenire in due modi. La rivelazione può essere
fatta dai giusti, che mostrano la maestà di Dio tramite le loro
azioni, attraverso un costante sacrificio della propria volontà
in modo da compiere la volontà del Creatore; così mostrano
la grandezza del Suo potere spirituale. Ma possiamo anche
vederlo nel modo in cui Dio “dirige” il mondo che ha creato.
Quando il velo viene sollevato e i pregiudizi scompaiono,
allora le profondità della saggezza divina saranno rivelate. La
precisione della Sua giustizia e della Sua verità, l’immensità
della Sua misericordia senza fine, l’esattezza della Sua reazione
alle azioni degli esseri umani, anch’esse saranno manifeste.
Questa straordinaria rivelazione può essere in parte anche
accreditata all’uomo, in quanto avviene come risultato delle
sue azioni. I Rabbini dissero:
Apri per Me un’apertura come la cruna di un ago, e Io aprirò
per te dei cancelli come i cancelli del Santuario (Shir Hashirìm
Rabbà 5,2). Continua a fianco