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MOMENTI DI HALAKHà
Poni lo studio della torah Prima di ogni altra cosa!
Yakov prima di morire riunisce tutti i suoi figli per benedirli.
I primi ad essere chiamati sono i nipoti, i figli di Yosef: Menashe e
Efraim.
Yakov benedice i nipoti dicendo: “L’angelo che mi liberò da ogni male, be-
nedica i ragazzi; siano chiamati a mio nome e a nome dei miei padri Avraham e
Yzchak. Si moltiplichino nella terra come pesci.“
Yakov è il simbolo dell’umiltà e della riservatezza: com’è possibile che
qui anticipi il suo nome rispetto a quello di suo padre e di suo nonno?
Avrebbe dovuto dire: “siano chiamati a nome dei miei padri” e dopo avreb-
be dovuto menzionare il suo nome. Perché anticipa il suo nome a quello
di Avraham e a quello di Yzchak?
È risaputo che questo mondo si basa su tre cose: Torà, avodá (Tefilla,
preghiere) e ghimilut chasadim (opere di bene). La Torà è rappresentata
da Yakov, l’avodà da Yzchak e la Ghemilut chasadim da Avraham.
Qua Yakov ci sta insegnando un grande insegnamento: La Torà deve
essere per noi la cosa più importante, più importante della tefillà e della
Ghemilut chasadim.
Ci sono persone che pensano: io do zedakà e va bene così, non c’è bi-
sogno che studi; oppure c’è chi pensa: io prego tutte le Tefillot, non c’è
bisogno che studi.
Yakov viene e ci insegna: il mio nome rispecchia la Torà, metti la Torà
come priorità nella tua vita, prima di tutto!
Questo è un grande insegnamento, che dobbiamo fare nostro in partico-
lare prima di Shavuot, la festa della Torà. Dobbiamo rafforzare il nostro
studio, fissare dei momenti di Torà.
Viviamo una vita di rincorse e di fatica, non abbiamo tempo per fermar-
ci e riflettere.
La Torà non è un libro di storielle, non si studia solo con gli occhi, va
studiata con l’anima, con il cuore, bisogna viverla.
Questo è quello che ci insegna Yakov: il mio nome, la Torà, prima di
tutto, poi il nome dei miei padri, tefillà e Ghemilut chasadim.
Tratto da “Darkey Yeshaiau” Rabbi Yeshaiau Yosef Pinto Shlita
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