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18 novembre 2015

           Momenti di Musàr

           Parashàth Toledòth

           “Questi sono i discendenti di Itzhàk figlio di Avrahàm,

           Avrahàm generò Itzhàk...”

           Il grande commentatore Ba’al Haturim ci fa notare che la Parashàh

           precedente si conclude con la morte di Ishmaèl, con le parole “...

           alla presenza di tutti i suoi fratelli cadde”; ciò ad accennare

           che alla fine dei tempi, Ishmaèl “cadrà”, e risplenderà la luce del

           Mashìach, discendente di Itzhàk , figlio di Avrahàm.

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           La Torà è sempre molto attenta a ciò che ci racconta e a ciò che

           ci insegna. Tuttavia della vita dei nostri patriarchi non sempre

           conosciamo tutti i dettagli. È il caso ad esempio della vita di Isacco,

           di cui la Toràh essenzialmente ci racconta solo due fatti salienti:

           l‘Akedà (la legatura sull’altare ad opera del padre Avrahàm) e

           l’episodio relativo allo scavare dei pozzi. È strano che la Toràh dedichi

           attenzione a questi due momenti molto distanti e diversi fra loro. In

14         realtà l’insegnamento che vi è dietro a questi avvenimenti è molto
           profondo e riguarda anche la vita quotidiana di ognuno di noi. Tutti

Mercoledì  noi abbiamo dei momenti (chi più e chi meno) che dedichiamo

           alla Toràh e alle preghiere, ed ognuno di noi a che fare con una vita

           terrena: un lavoro, dei figli, delle occupazioni di carattere fisico

           ….L’ebreo infatti ha come compito di vivere in parallelo queste “due

           vite”: dedicando dei momenti importanti alla vita che chiamiamo

           “spirituale” (come è l’evento della ‘Akedà “legatura di Isacco”) e dei

           momenti alla vita che possiamo definire “materiale”, rappresentati

           in questa parashà nel modo più evidente possibile, ossia tramite “lo

           scavare dei pozzi”.

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           “Ya’akòv era un uomo integro che risiedeva sotto le tende”

           (Bereshìt 25, 27).

           Ci insegna Rabbi Yesha’yà Horowitz Halevì, conosciuto come Ashlà

           Hakkadòsh, quanto sia importante che l’uomo si allontani dalla

           via della menzogna e della truffa. Ya’akòv Avìnu (nostro patriarca)

           aveva delle grandi qualità e di tutte queste qualità e virtù viene citata

           principalmente quella della “integrità”. Da qui si impara che non c’è

           virtù più grande se non quella di condurre una vita candida (senza

           ombre) e retta.

           (Rav David Elia Sciunnach)
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