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Giovedì19 novembre 2015

           Momenti di Musàr

       Parashàth Vayetzè
       “Uscì Yakòv da Beer Shèva e ando a Charàn…” (Bereshìt 28, 10).
       Rashì nota che, l’uso del verbo uscire sembra essere superfluo. Infatti
       dicendo che Yakòv andò a Charàn, è sottointeso che uscì da Beer Shèva.
       Secondo Rashì nella Toràh sottolinea che Yakòv uscì per evidenziare
       che l’uscita di uno Tzaddìk lascia il segno e fa impressione. Il Chatam
       Sofèr si domanda allora come mai non venga usato anche a proposito
       di Avrahàm il verbo “uscì” dal momento che l’ebraismo insegna, che
       “l’uscita di uno Tzaddìk fa notevole impressione”. La risposta è che,
       quando Yakòv partì, l’ambiente che lasciava era quello familiare di
       suo padre Itzhàk e di sua madre Rivkà, sui quali la sua partenza fece
       una grande impressione. Quando invece Avrahàm partì, l’ambiente
       idolatrico dal quale si separava rimase del tutto indifferente e non
       provò per questo fatto alcuna emozione o senso di perdita.
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       “Ecco, una scala era poggiata a terra mentre la sua cima
       giungeva al cielo …”(Bereshìt 28, 12).
16 I Maestri commentano questi versi paragonando la scala sognata da
       Yakòv all’uomo: se un uomo si sente piccolo ed umile, quindi “posato
       in terra”, allora “la sua cima giungerà in cielo” egli sarà veramente
       grande agli occhi del cielo. Così come è scritto nello Zohar: “colui
       che è piccolo è un grande” ed egli meriterà ciò che è scritto nel verso
       seguente: “Ed ecco che il Signore è sopra lui” cioè che la Shechinà - la
       presenza di Dio, si poserà su di lui.
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       “Ecco, una scala era poggiata a terra mentre la sua cima
       giungeva al cielo…” (Bereshìt28, 12).
       Ci insegna l’Admor Rabbì Israel di Rajìn, che la parola sulàm – scala,
       menzionata nel sogno di Ya’akòv è l’acronimo di “Seudàt Melavè
       Malkà”, il pasto che si usa fare alla fine dello Shabbàt, che accompagna
       la Regina “lo Shabbàt”. È questo pasto, secondo Rabbì Israel, è “la scala
       poggiata in terra”.
       Purtroppo le persone non pongono la dovuta attenzione a questo
       uso, e spesso viene tralasciato e non viene considerato con il dovuto
       rispetto. La verità è che “la sua cima arriva al cielo”, cioè il valore e il
       livello spirituale di quest’uso arriva a livelli molto elevati nei mondi
       superiori. Beati coloro che sono attenti a questo uso e lo eseguono con
       devozione alla fine di ogni Sabato.
       Rav David Elia Sciunnach
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