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Lunedì6 luglio 2015
Momenti di Musàr
La forza insita in ogni ebreo - parte II
…....continua da ieri
Questo è l’atteggiamento nei confronti della vita, irrevocabilmente
acquisito, che aveva Avrahàm nostro padre durante la prova
della carestia, così come in molte altre prove e tribolazioni alle
quali fu sottoposto. Il suo cuore non lo tradì nonostante le
sventure, poiché era fermamente convinto della bontà di Dio e
della Sua infinita misericordia. Questa preziosa e ricca eredità è
stata tramandata a noi, i suoi discendenti. Per questo nel cuore
di ogni ebreo c’è un potere interiore che non gli permette di
desistere. Nonostante i numerosi colpi e le terribili persecuzioni
che abbiamo sofferto per migliaia di anni, non ci siamo arresi.
Sappiamo, nei nostri cuori, che è tutto a fin di bene. C’è una bontà
Suprema verso la quale tutto tende e che renderà tutto favorevole.
Allora scopriremo che ciò che ci è accaduto, tutto quello che
sembrava così terribile e senza senso, aveva un carattere malvagio
40 solo nella sua parte esteriore, ma non nella realtà. Diciamo nel
Shir Hamma’alòt (Tehillìm 126): “Quando il Signore ci fece tornare
a Sion ci pareva di sognare”. La cattiveria che abbiamo conosciuto
nella lunga notte dell’esilio, e che a quel tempo intendevamo così
reale e tremenda, sembrerà solo un brutto sogno. Come vedremo,
la realtà è, ed è sempre, stata nient’altro che bontà e amore. Il
profeta Mikhà dice: “Non ti rallegrare nemico della mia disgrazia;
se sono caduto mi rialzerò; se siedo nelle tenebre, Dio è luce per
me!”. Su questo i nostri Saggi commentano: “Dalla caduta viene il
sollievo; dalla profonda oscurità, la luce” (Yalkùt Shim’onì). Tale è
la più profonda convinzione di ogni vero membro di Israele.
Questa fede ardente è necessaria oggi più di ogni altra cosa, nei
nostri giorni, quando i problemi e le persecuzioni ci sommergono
oltremisura nella nostra lunga e amara storia dell’esilio. Se c’è
un membro del nostro popolo che, in seguito a tutto ciò che
ci sta accadendo, sia tentato (Dio ci salvi) di fare un gesto per
disperazione (o addirittura lasciare la strada tramandataci da
Moshè Rabbenu), egli deve sapere che cedendo a tali tentazioni
nega lo stretto legame che ci unisce ai padri del nostro popolo.
(tratto dal libro La Conquista della Verità)