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9 giugno 2015
Momenti di Musàr
Speriamo di non fallire
Questa storia mi è stata raccontata da un importante rabbino,
che l’ha sentita personalmente dal protagonista dei fatti, uno
studioso di manoscritti antichi. Per il suo lavoro, quest’ultimo
trascorre diverso tempo nella biblioteca comunale, impegnato
nel confronto e nella trascrittura dei manoscritti. Con sé porta
sempre del cibo da casa, per poter mangiare sul posto. Un giorno,
dopo aver finito di mangiare e aver recitato la Birkàt Hamazòn,
leggermente a voce alta come sua abitudine, viene avvicinato
dalla bibliotecaria, che lo ha sentito pronunciare il verso “She
lo nevòsh, ve lo nikalèm, ve lo nikashèl le’olam va’ed” (Da non
doverci mai vergognare, arrossire, o fallire). Rivolgendosi a lui
chiede da dove ha preso la versione che include “ve lo nikashèl”,
che non è contenuta in nessun libro di preghiere presente in
biblioteca. Lo studioso le risponde che così gli è stato insegnato da
suo padre, ma le promette che cercherà la fonte di questa piccola
46 modifica. Quando lascia la biblioteca, la bibliotecaria gli ricorda
la sua promessa.
Tornando a casa lo studioso pensa alla richiesta della bibliotecaria,
al fatto che la ragazza non aveva l’aspetto di un’osservante. Come
Martedì mai una ragazza laica era così interessata ad una versione della
Birkàt Hamazòn?
In ogni caso le promesse vanno mantenute. Inizia a cercare nei
vari siddurìm, fino a che ne trova uno che contiene la versione
“ve lo nikashèl”. Per mantenere la sua promessa, cerchia le due
parole in matita e manda il siddùr in biblioteca. Qualche mese
dopo lo studioso riceve l’invito a un matrimonio. Osservando i
nomi delle famiglie degli sposi, non ne riconosce alcuno. Chiede
quindi a tutti i suoi familiari, ma nessuno conosce gli sposi.
Nonostante questo decide di andare al matrimonio: cosa avrà da
perdere andando a dare il suo augurio di buona fortuna agli sposi
che costruiranno una nuova casa. Forse lì potrà risolvere il mistero
del perché è stato invitato...
Quando arriva al matrimonio si guarda intorno e non riconosce
alcun volto. Decide cosi di fare gli auguri ai genitori degli sposi, e
lasciare la sala.
Proprio quando sta per andarsene, uno degli invitati si rivolge a lui
chiedendo il suo nome. (Continua accanto)