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5 giugno 2015

               Momenti di Musàr

Ve n e rd ìParashat Behalotechà
         Nella città di Aleppo, in Siria, viveva un tempo il chacham Rav Ezra Hamoui,
         Presidente del Beth Din della Comunità ebraica locale; egli venivano onorato
         non solo dagli ebrei ma anche dagli arabi per la sua grande intelligenza e
         capacità di risolvere anche le questioni più complesse che gli venivano
         sottoposte.
         Una volta un facoltoso arabo della città tornò a casa ubriaco, e chiese alla
         moglie di preparagli un caffè “immediatamente”: sotto gli effetti dell’alcool,
         egli giurò alla moglie, con arroganza, che se lei non gli avrebbe portato il caffè
         prima che lui avesse finito di mangiare il dolce che aveva in mano, la avrebbe
         ripudiata. A quei tempi, la cottura avveniva sopra a fornelli alimentati con
         legna che, pertanto, necessitavano di molto tempo per essere accesi, ed era
         quindi chiaro che la moglie non avrebbe mai potuto fare in tempo a portare
         il caffè prima che l’arabo avesse finito di mangiare il proprio dolce. Così egli
         fu costretto a ripudiarla, non potendo riprenderla in moglie a causa del suo
         perentorio giuramento.
         Al mattino seguente, cessata l’ebrezza, l’arabo si pentì di quanto fatto
         e della circostanza per cui, a causa del giuramento fatto, gli era impedito
         riprendere in moglie la donna, peraltro appartenente ad una nobile famiglia
38 della città; egli decise quindi di rivolgersi allo Scià (il Sovrano dei Persiani ed
         allora capo religioso) chiedendogli di aiutarlo a risolvere il problema in cui
         si era cacciato. Lo Scià, tuttavia, rispose di non avere soluzione alcuna alla
         questione, e gli consigliò di andare da Rav Ezra Hamoui, il quale forse, grazie
         alla sua intelligenza, avrebbe potuto aiutarlo.
         Rav Ezra, al quale era stata raccontata tutta la storia, domandò all’arabo: “Il
         dolce che stavi mangiando era fresco oppure secco?” (gli arabi erano infatti
         soliti preparare all’epoca dolci simili a dei cracker). Dopo aver appurato che
         il dolce era “secco”, disse lui di non preoccuparsi perché lo avrebbe aiutato
         a riprendere in moglie la donna, che le era permessa proprio ai sensi della
         loro legge religiosa.
         Il giorno dopo si presentarono tutti di fronte allo Scià per ottenere un
         giudizio sulla questione: l’arabo con Rav Ezra (da una parte) e la donna con
         il padre (dall’altra). “E’ vero quello che mi ha detto tuo marito?”, chiese il
         rabbino alla donna, la quale annuì. “Si trattava quindi un dolce “secco” e non
         di uno fresco?”, proseguì Rav Ezra, e la donna, ancora una volta, confermò
         che si trattava proprio di un dolce “secco”. “Se è così, allora puoi tornare
         tranquillamente a casa vostra – disse il rabbino – in quanto, trattandosi di un
         dolce “secco”, mentre tuo marito lo mangiava sono sicuramente cadute molte
         briciole in terra, che, a tutt’oggi, ancora non sono state raccolte. Quindi, non
         avendo marito ancora “finito” di mangiare il suo dolce, è sufficiente che torni
         a casa e prepari lui il caffè che ti ha chiesto, così da obbedire al suo ordine ed
         impedirgli di dover rispettare il suo giuramento…”.
         Da questa storia apprendiamo quanto grande sia la saggezza ed il
         discernimento dei maestri del popolo d’Israele!
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