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Mercoledì3 giugno 2015

            Momenti di Musàr

         Lo studio della Torà e gli altri studi
         Il primo concetto basilare da sapere quando si studia Torà è che c’è
         una grande e sostanziale differenza tra lo studio della Torà e altri stu-
         di. Il vantaggio essenziale degli altri studi consiste nell’acquisizione
         delle nozioni, mentre nello studio della Torà c’è un immenso valore
         non solo nelle nozioni ma anche nello studio stesso. Questo perchè
         Hashem ha voluto creare un mondo nel quale proprio attraverso ogni
         studio o nozione di Torà s’ingrandisse e si rafforzasse il legame di ogni
         anima ebraica con Lui e pervenisse su di essa un’influenza spirituale,
         una luce eccelsa, divina. Luce che dona all’anima grande forza e la
         porta ad ottenere grandi successi. Sennonché, non sempre l’individuo
         mentre studia percepisce con chiarezza quest’illuminazione, perché
         temporaneamente la materialità del corpo glielo impedisce, ma con
         l’andar del tempo la potrà vedere con chiarezza; anche questa tuttavia
         sarà una visione parziale rispetto alla luce realmente arrivata all’anima
         attraverso lo studio. Ovviamente l’intensità di questa luce e di questa
         influenza variano a seconda del livello e del modo in cui si studia, che
         dipende dai seguenti fattori: 1) La durata dello studio. 2) La continuità
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         La comprensione della materia. 6) Il ripasso in modo che almeno per
         un po’ di tempo ci si ricordi della materia studiata.
         Tuttavia, in ogni caso attraverso lo studio si rafforza il legame con
         Hashem e si intensifica la luce emanata da Lui sullo studente. Cer-
         tamente ribadiamo che l’intensità di queste cose dipende dai fattori
         sopra elencati.
         Abituandosi a studiare, tali sensazioni aumentano e, di conseguen-
         za, ne deriva un gran desiderio di studiare, anche quando si incorre
         in difficoltà. Rabbì Aharon Kotler disse che se un uomo è obbligato
         a chiudere il libro del Talmud, ad esempio a notte tarda quando è
         costretto a dormire, non deve semplicemente sentire che se ne separa,
         bensì che “viene strappato” da esso. Intendiamo dire che bisogna per-
         cepire che il legame tra le luci della Torà e quelle dell’anima è così
         forte da essere un tutt’uno.
         Nella seconda berachà della tefillà di arvit recitiamo:”perchè esse (le
         parole di Torà) sono la nostra vita e la lunghezza dei nostri giorni e
         ad esse penseremo di giorno e di notte”. I commentatori spiegano che
         più l’uomo sente che “sono la nostra vita e la lunghezza dei nostri
         giorni”, cioè che la Torà solamente gli dà la vitalità, più rafforza in lui
         il concetto di “ad esse penseremo di giorno e di notte”, ossia la grande
         perseveranza nello studio della Torà.
         (tratto dal libro Divrè Yakov di Rav Yakov Ades)
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