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16 aprile 2015

                Momenti di Musàr

         Ho sentito un racconto molto interessante da rav Iakovson (uno dei

         più grandi educatori nel pubblico haredì in Israele) su due fratelli

         che hanno avuto un’infanzia terribile in tutti i sensi, mal trattati dal

         padre, orfani della madre, poveri al livello più elevato, passati da un

         orfanatrofio all’altro ecc. uno dei due è diventato un imprenditore

         molto ricco e famoso mentre l’altro un fallito cronico perennemente

         depresso. Il primo quando gli si chiede il motivo del suo successo dice

         che con un infanzia del genere non poteva essere altrimenti, e così il

         secondo quando gli si chiede il motivo della sua depressione dice che

         è tutta colpa di ciò che ha passato quando era piccolo. Chi ha ragione,

         il primo che ritiene le prove avute da piccolo come la fonte del suo

         successo o il secondo, entrambi hanno avuto esattamente le stesse

         esperienze? In realtà tutti e due hanno ragione, quello che cambia è il

         modo di vedere le cose. Questa piccola introduzione ci può far capire

         perché da una parte leggiamo racconti sulla Shoà, come quelli di Primo

         Levi, di un popolo ridotto al livello di animali al macello, e dall’altra

         vediamo i racconti, del Rebbe di Klosemburg Natania, di Rav Elhanan

         Vesserman o di Rav Edler (ora a Mevasseret zion), su un popolo fiero

56       disposto a morire con orgoglio ed onore pur di non piegarsi difronte
         alle angherie delle S.S. Anche qui la differenza sta nel come capire la

         Shoà. Chi vede tutta la storia come una serie di avvenimenti senza

         scopo pensa che l’olocausto è stato frutto di una serie di casistiche che

         hanno portato tutta l’Europa ad odiare gli ebrei e successivamente a

Giovedì  volerne il loro sterminio, il caso ha voluto la morte di sei milioni di

         ebrei esattamente come qualche anno fa ha voluto l’annientamento

         di milioni di bestiame per via della mucca pazza. Chi pensa così vede

         solo un popolo che è andato a morire come animali al macello e può

         diventare anche pazzo. Mentre chi sa che nulla è un caso e tutto è

         guidato da una Mente superiore, e tutto quello che avviene è per il

         nostro bene se non in questo mondo in quello futuro, e soprattutto sa

         che questo è un mondo di passaggio, non solo può accettare la Shoà

         con più facilità ma anche vederne uno scopo. Purtroppo in Italia, e

         così in Israele fra i non religiosi, viene mostrata solo un tipo di Shoà,

         quello di Primo Levi. Questo ci nasconde la grandezza del popolo

         ebraico e il suo attaccamento alle mizvot e al S. Ad Auschwitz è

         suonato lo Shofar a Rosh aShana, vi era chi ha messo i tefillin tutti i

         giorni, chi è riuscito a mangiare Kascer e a rispettare shabbat, chi non

         ha mangiato Hamez di Pesah e chi ha acceso le candeline di Hanuka,

         anche Succot sono state costruite, addirittura vi era chi alla fine di

         un giorno di lavoro massacrante andava al letto del compagno e si

         risollevava con qualche minuto di studio di Torà collettivo.

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