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7 aprile 2015 Pèsach
Momenti di Musàr
Storia veraMartedì
Si narra una storia a proposito della grande guida chassidica, Reb
Shmelke di Nickolsburg. Era noto per la sua volontà di mettere in gioco
la propria vita per compiere ogni mitzvà, grande o piccola, che compiva
nel modo più meticoloso e accurato. Quando cuoceva le matzòt, faceva
estremamente attenzione perché fossero kashèr senza alcun dubbio;
tuttavia, nonostante le sue precauzioni, la sua anima abbandonava
quasi il corpo per quanto temeva di non aver fatto tutto il possibile
durante la preparazione. Quando aveva completato la cottura delle
matzòt, Reb Shmelke le esaminava attentamente, scartandole una dopo
l’altra, fino a selezionare le tre matzòt migliori per onorare la tavola del
Sèder. Per tutto il tempo, versava lacrime in preghiera, benedicendo il
suo Creatore, con il cuore colmo di ansia, per timore di mancare nei
suoi doveri. Una volta, alla vigilia di Pèsach, mentre tornava dal forno
portando le tre matzòt migliori, incontrò uno dei suoi discepoli; il suo
volto tradiva la sua consueta preoccupazione. Forse, nonostante tutti
gli sforzi e la cura che aveva avuto, poteva aver sbagliato qualche cosa.
D’altra parte il suo discepolo era raggiante di gioia mentre portava le
sue matzòt. Sapendo bene che una tale gioia poteva essere soltanto il
38 risultato del compimento di una mitzvà, Reb Shmelke si rivolse al suo
studente e gli chiese che cosa avesse fatto per aver raggiunto una tale
felicità. “Sono contento, rispose, di essere riuscito a cuocere le matzòt
così bene”. Trasportato dalla felicità del suo discepolo, Reb Shmelke gli
chiese se fosse disposto a scambiare le sue matzòt con quelle del suo
maestro. Lo studente fu deliziato dalla richiesta, e acconsentì subito.
Reb Shmèlke tornò a casa con le matzòt del suo discepolo, per la prima
volta sereno. Ancora maggiore fu la gioia di quest’ultimo, che avrebbe
avuto il privilegio di mangiare le matzòt preparate dal grande tzaddìk
in persona. Perché Reb Shmelke si rallegrò di più per le matzòt del
suo discepolo che delle sue? “Per tutto il tempo in cui preparavo le
matzòt, il mio cuore era turbato e aveva dei dubbi. Come potevo essere
assolutamente sicuro che fossero perfette? Ma queste matzòt sono
state cotte da un uomo giusto, che ha dichiarato di averle cotte come
si deve!” Da questa storia si possono imparare tre lezioni: La Torà non
è stata data agli angeli; al contrario, ogni ebreo è in grado di adempiere
ai suoi precetti nel modo giusto. Se le matzòt del discepolo avessero
avuto qualche cosa di sbagliato, Dio non avrebbe permesso che finissero
nelle mani di uno tzaddìk così grande. Per gli tzaddikìm, l’amore e la
fiducia nei confronti degli altri ebrei sono più importanti di ogni sforzo
impiegato nell’adempimento delle mitzvòt della Torà. Quando ci si
rallegra per aver compiuto una mitzvà, la ricompensa è grande. Così, il
discepolo, il cui volto risplendeva di felicità, fu ricompensato, ottenendo
le matzòt di Reb Shmèlke.
Tratto da Sefer atodaa tradotto da morasha