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5 aprile 2015 Pèsach
Momenti di Musàr
L’amore divino si rivela a PesachDomenica
Il vero servizio di Dio parte da una base di gratitudine.
In tutti i libri del Tanàkh viene espresso con la massima
chiarezza che è nostro dovere essere grati a Hashèm per tutto
il bene che ci concede e che questo dovrebbe essere per noi il
motivo per osservare i precetti e i comandamenti della Torà.
Questo principio di base viene suggerito nel primo dei Dieci
Comandamenti rivelati da Dio nella rivelazione dal Monte Sinai
a tutte le persone: “Io sono Hashèm tuo Dio, che ti fece uscire
dalla terra d’Egitto dalla casa degli schiavi” (Shemòt 20,2). È
chiaro che il ricordo della liberazione dall’Egitto, rinforzato dal
riferimento alla “casa degli schiavi”, ha l’intenzione di instillare
in noi sentimenti di gratitudine come preludio alla nostra
accettazione della Torà.
34 Certamente è possibile servire Dio per timore. Potremmo
trattenerci dal compiere cattive azioni perché si ha paura di
un’eventuale punizione; anche questo può essere un motivo
per onorare i comandamenti della Torà. Ma questo è il
gradino più basso nella scala del servizio di Dio. Il servizio
che proviene dall’interezza e dalla perfezione può essere solo
quello che viene da sentimenti di gratitudine non egoistici.
I nostri Rabbini dissero: “Chiunque sia ingrato per il bene
che gli viene fatto dal suo amico alla fine si rivelerà ingrato
per il bene fattogli dal Santo benedetto”. Rav Nakhum Velvel
Sieff di Kelm, uno dei più grandi maestri di etica, spiegò in
modo interessante questo detto. Ogni essere umano, disse,
è influenzato nelle sue azioni dalle proprie qualità peculiari.
Se egli è iroso, sarà adirato in ogni situazione che dia stimolo
alla rabbia. Se è arrogante, si comporterà in modo arrogante in
ogni situazione. Similmente, se ha buon cuore sarà buono con
tutti; se è egoista, lo si vedrà in tutto ciò che fa.
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