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17 febbraio 2015

                  Momenti di Musàr

         Shalom bait o mitzwot?
         ...continua da ieri

         Qui la donna si trova sottoposta ad un grande esame di
         responsabilità. Da un lato, se si comporta con debolezza cedendo

         al marito e preferendo l’apparente “quieto vivere”, se cioè utilizza

         quella sostanza tossica, (che alla fine dei conti è gustosa e il danno

         non immediato), allora tutelerebbe sì il rapporto con il suo caro

         marito, ma danneggerebbe a lungo termine la salute di tutta la

         famiglia. Dall’altro lato però, sa che una donna virtuosa, una
         consorte responsabile e premurosa, non deve cedere affatto ad

         una richiesta del genere, anche se fatta dal suo amato coniuge. In

         tal caso, decide quindi che sarebbe stato meglio ostinarsi, anche

         se il consorte si fosse arrabbiato, ed il loro rapporto dissestato

         un po’. Alla fine, questi, quando capirà il suo errore, accetterà la
         scelta della moglie e addirittura la ringrazierà di essersi premurata

         giustamente e con animo forte, della salute sua e di tutta la famiglia.

         Il messaggio di questo racconto è chiaro. Hanno scritto i nostri

         Saggi Maestri: “Chi fa peccare il prossimo è peggiore di chi lo
         uccide, perché l’omicida gli estirpa la vita solamente in questo
58       mondo, invece chi lo fa peccare gliela strappa via sia in questo

         mondo sia in quello avvenire!” (Yalkut Shimonì; Bemidbar.)

         Il coniuge che fa trasgredire il compagno/a nell’avon di Niddà,
         provoca sia a se stesso sia al consorte, un danno spirituale
Martedì  enorme, la pena del Karet, circa la quale il Rambam ha scritto
         che è la più dura tra tutte le punizioni, che Hashem ci scampi.

         Dunque, in che altro modo può regolarsi il coniuge che si trova
         di fronte ad una scelta come questa, se non quello di andare
         “contro” il coniuge convincendolo in tutte le maniere ad attenersi
         alle regole della Taharat Amishpachà ? Del resto si è convinti
         di farlo solamente per il bene la santità della famiglia. Senza
         dubbio, dopo120 anni, quando il compagno/a si presenterà
         nel mondo veritiero, nell’olam abbà e vedrà l’enorme beneficio
         meritato per il compimento di questa grande mizwà, si riempirà
         di gratitudine verso il coniuge così tanto premuroso e fedele a lui.
         Colui che si trova dunque davanti ad un quesito del genere, dovrà
         confrontarsi con gli impedimenti del coniuge nel rispettare
         una delle mizwot della nostra Santa Torà, ed essere forte,
         saggio e avveduto. Consigliarsi inoltre con un Rav esperto della
         alachà e soprattutto timoroso di D.o. Ma la cosa essenziale,
         pregare Hashem che intenerisca il cuore del consorte per far si
         che accetti con gioia e concordia la sua nuova e giusta scelta!
         Che Hashem rafforzi il nostro animo per seguire le Sue strade e
         coinvolgere tutti coloro che ci circondano! Amen!
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