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Lunedì26 gennaio 2015
Momenti di Musàr
I giorni di Shovavim
Allo yezer aràa non importa dare all’uomo la sensazione di
stare a posto con la coscienza, e di sentirsi uno zadik completo,
perché capisce che non si può essere un buon “mercante” se non
si è pronti ad “investire” e a “rinunciare” a qualche ricchezza.
Infatti, è sì disposto a cedere all’uomo svariate mizwot (come
scritto sopra), ma gli deruba il vero guadagno su cui c’è da
investire realmente in questo mondo! Scrive il Santo Zohar
(libro fondamentale di kabalà): “IL PRINCIPALE ISTINTO
MALVAGIO (dell’uomo) È NELLA LASCIVIA (per le donne)”.
Ci rivela qui Rabbi Shimon Bar Yochai, l’astuzia dello yezer
aràa, e su cosa si concentra principalmente per far inciampare
l’uomo nel suo adempimento alla Torà e alle mizwot. Le forze
maggiori che investe lo yezer aràa per allontanare l’uomo dalla
sua missione in questo mondo, è nel intralciarlo con la lussuria
e la lascivia. Questo insegnamento può aiutarci sicuramente
a farci fare attenzione, ed iniziare ad afferrare il nostro lavoro
14 primario come ebrei, e non farci assolutamente abbindolare
dalle proposte dello Yezer, accontentandoci solamente di altre
mizwot (sicuramente importantissime), lasciando da parte la
mizwà basilare, la salvaguardia della santità – shemirat abrit!
Secondo il linguaggio cabalistico, la shemirat abrit, ossia tutto
ciò che conserva la santità dell’uomo ebreo, quindi l’astenersi
dal guardare immagini di nudità e goderne nella visione,
dispersione di seme ecc. è chiamato “Yesod” “Basamento”
sul quale poggia tutto l’ebraismo e l’avvicinamento a D-o
della persona. Da qui ora possiamo capire, il motivo per il
quale vediamo la maggior parte delle persone osservanti e
che cercano di attaccarsi alla Torà e alle mizwot, ma che sono
completamente lontane da ciò che riguarda la Shemirat Abrit.
Perchè come spiegato, lo yezer aràa è riuscito a buggerarli e a
renderli dissidenti di una sola mizwà, ma basilare, facendogli
credere che: “non è per me!”, “quelle cose sono riservate agli
ortodossi, agli ebrei di Gerusalemme, di Brooklyn!”, come
se loro non siano ebrei, doverosi anch’essi di tutto quello
riportato dallo Shulchan Aruch! Ora è più facile ipotizzare che
il “non è per me” è solamente un pungolo dell’istinto, che vuole
far perdere all’uomo la battaglia determinante per avvicinarsi
ad Hashem chas veshalom.