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Sabato24 gennaio 2015

            Momenti di Musàr

         Parashat Bo
         “Hashem disse a Moshé: «Io manderò ancora una piaga sul faraone
         e sull’Egitto e dopo di questa egli vi manderà via di qui. Nel mandarvi
         via, vi allontanerà tutti quanti e definitivamente da qui. Ti prego
         di dire al popolo che ogni uomo chieda al proprio compagno e
         ogni donna alla propria amica, oggetti d’argento e oggetti d’oro»”
         (Shemot 11, 1-2).
         La “prova” della ricchezza, costituita dal restare fedeli alla Torah
         ed all’ebraismo anche di fronte al benessere economico, è di certo
         più impegnativa di quella rappresentata dalla povertà. Per questa
         ragione, HaQadosh Baruch Hu ha dovuto raccomandarsi con
         Moshè Rabbenu ed il popolo d’Israele (“Ti prego”) affinché gli
         stessi, al momento dell’uscita dall’Egitto, si facessero donare oro,
         argenti ed oggetti preziosi dagli egiziani: gli ebrei temevano infatti
         di sottoporsi all’ardua prova di restare vicini ad Hashem anche nella
         ricchezza.
         Ciò è quanto si desume dal midrash riportato nel commento di
         Rashì in loco, secondo cui il Signore D-o, per l’appunto, “pregò” gli
 10 ebrei di prendere dagli egiziani tali beni preziosi affinché Avraham
         Avinu – che aveva servito Hashem sia nella povertà dell’esilio dalla
         casa paterna che nella ricchezza successivamente acquisita – non si
         fosse lamentato con Lui del fatto che si era avverata solo la prima
         delle promesse fattegli a suo tempo per cui il popolo d’Israele
         sarebbe stato in schiavitù, restando invece incompiuta l’altra
         assicurazione di Hashem secondo la quale gli ebrei sarebbero infine
         usciti da tale schiavitù con un “grande bottino”.
         Peraltro, fanno notare i nostri Maestri che quando, in seguito, gli
         ebrei realizzarono il vitello d’oro, proprio il fatto che Hashem li
         aveva precedentemente esortati a prendere con sé i beni preziosi
         donati dagli egiziani costituirà un valido argomento difensivo per
         il popolo d’Israele, essendo stato tale oro acquisito proprio per
         espressa volontà di D-o Benedetto. Per questa ragione, quando
         Moshé Rabbenu invocò il perdono degli ebrei, egli disse ad Hashem
         “perdona la loro colpa, altrimenti cancellami Ti prego dal Tuo libro
         che Tu hai scritto” (Shemot 32, 32): come a dire, se non intendi
         perdonare i figli d’Israele per il peccato del vitello d’oro, allora
         sei costretto a cancellarmi il “Ti prego” che scritto nella parashà
         di Bo relativamente alla richiesta di acquisizione di oro ed oggetti
         preziosi all’atto dell’uscita dalla schiavitù d’Egitto, visto che sei stato
         Tu stesso a “pregare” gli ebrei di prendere con sé i beni con cui,
         successivamente, sono stati in grado di realizzare il vitello d’oro…
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