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15 novembre 2014 ‫כב’ חשון תשע”ה‬

Sabato Momenti di Musar ‫יום שבת‬

Parashat Chaijè Sarà

“Gli anni della vita di Sarah” (Bereshit 23, 1).
Rashì in loco spiega che gli anni della vita di Sarah erano stati tutti
uguali per ciò che concerne la loro “bontà”. Tale spiegazione sembra
apparentemente confliggere con gli eventi negativi che, nel corso
della sua vita, Sarah era stata costretta ad affrontare: la maggior
parte della sua esistenza, infatti, è trascorsa nella sofferenza per
il desiderio di avere un figlio che purtroppo non arrivava a causa
della sua sterilità, nelle angustie derivanti dalla carestia in cui
si trovava la terra di Canaan e nel successivo vagabondare fuori
da essa, nelle tribolazioni legate ai rapimenti posti in essere dal
Faraone e da Avimelech, etc..
Com’è possibile, pertanto, affermare – al pari di quanto riportato
nel commento di Rashì sopra menzionato – che gli anni della vita
di Sarà erano stati tutti uguali per ciò che concerne la loro “bontà”?
Il Rabbino Yehudah Aryeh Leib Alter, vissuto a Gher (in Polonia)
tra il 18° ed il 19° secolo ed autore del noto commento alla Torah
intolato “Sfat Emet”, ha risposto a questo domanda spiegando
che, in realtà, durante la propria vita la nostra matriarca Sarah
aveva sempre accettato le sofferenze “con amore” nei confronti di
Hashem, cosicché di fronte agli eventi negativi che la colpivano lei
ripeteva sempre: “anche questo è per il bene”.
Per questa ragione Sarah fu in grado di benedire Hashem con
gioia per gli eventi negativi così come Lo benediva di fronte
alle occasioni positive, e, di conseguenza, non conobbe mai
circostanze “brutte” nel corso della sua vita: come spiegato da
Rashì, gli anni della sua vita sono stati quindi davvero tutti uguali
per ciò che concerne la loro “bontà”.

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