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10 novembre 2014 ‫יז’ חשון תשע”ה‬

Lunedì Momenti di Musar ‫יום שני‬

DIVIETO DI UMILIARE IL PROSSIMO
È vietato umiliare il prossimo, sia con le parole che con dei gesti anche
in privato, e a maggior ragione in pubblico. I nostri Saggi hanno detto:
“Chi fa sbiancare in pubblico il volto del suo compagno…non avrà parte
nel Mondo futuro” (Pirkè Avòt 3 , 11: Rabbi Elezàr di Modiìm). Dice Rabbi
Chisda che se succede ciò “Tutte le porte del cielo si chiuderanno tranne
quella da cui passa il lamento degli umiliati dalle parole altrui”. È per que-
sto che bisogna fare molta attenzione a non umiliare pubblicamente gli
altri, che sia un bambino o un adulto, a non chiamarlo con un soprannome
del quale prova vergogna, né raccontare in sua presenza qualche fatto che
lo imbarazza. Se questi gli ha fatto dei torti e lo si deve rimproverare in
privato, ma non lo si dovrà umiliare, poiché è detto: “Non caricarti di un
peccato per colpa sua” (Levitico 19 ,17).
In quale caso si applica questa raccomandazione: quando si tratta di re-
lazioni personali tra gli uomini, ma se si tratta della sua condotta stretta-
mente religiosa, se non lo si è convinto parlandogli in privato e in modo
garbato, allora lo si umilierà anche in pubblico rendendo nota la sua colpa,
lo si insulterà davanti a tutti, lo si farà vergognare e lo si maledirà finché
ritorni al bene. Tale è stato il comportamento di tutti i Profeti d’Israele.
Colui al quale è stato fatto un torto o pensa di aver subito un torto e che,
a causa della stupidità estrema o dell’ignoranza del colpevole, non vuole
rivolgergli dei rimproveri ma gli perdona interiormente tutto senza tener-
gli rancore né odio, agisce con pietà e va aldilà del suo dovere (esercitando
così facendo la virtù della chassidùt [ossia della misericordia]). E’ bene
sapere che in questi casi, quando ci comportiamo oltre quello che ci viene
normalmente richiesto, il Signore farà altrettanto nei nostri riguardi. Per
esempio colui che perdona con estrema facilità chiunque, il Signore avrà
sempre misericordia di lui quando sbaglia. Perché la Torà condanna solo
l’odio. Per questo, nello Schemà che leggiamo ogni sera prima di andare a
dormire noi diciamo: “Signore del mondo, io perdono chiunque mi abbia
irritato e mi abbia fatto inquietare o abbia peccato contro di me, sia contro
il mio fisico che contro i miei averi, contro la mia dignità o verso tutto ciò
che mi appartiene sia che l’abbia fatto con violenza che spontaneamente,
sia inavvertitamente che di proposito, con la parola che con l’azione, sia in
questa fase della vita che in un’altra fase; io perdono ogni figlio di Israele
e non sia punito nessuno per causa mia. Ti sia gradito, Hashem, mio D-o
e D-o dei miei padri, che io non pecchi più e cancella, nella tua grande
misericordia, i peccati che ho commesso davanti a Te, ma non mediante
sofferenze e gravi malattie. Siano gradite le parole della mia bocca e la me-
ditazione del mio cuore dinanzi a Te, Hashem, mia rocca e mio redentore.

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