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RACCONTO DI SHABBAT


        ParasHaT BE’ALOTECHà
        Una volta un rabbino, che era solito essere mandato in giro per il mondo
        a raccogliere offerte per alcune Yeshivot di Israele, venne fermato per la
        strada da un altro ebreo, il quale sorridendo gli disse: “Shalom Alechem!
        Ti ricordi di me?”.
        “No”, rispose il rabbino.
        “Non sei forse tu – disse l’ebreo – il rabbino che molto tempo fa sei stato a
        Londra, in Inghilterra, dove la sera di Tishà Be’Av hai detto una derashà a casa
        di Rabbì Ya’aqov Levinson, il famoso e giusto rabbino che abita nel quartiere di
        Stanford Hill? Ebbene, quella sera mi trovavo a passare vicino a casa di Rabbì
        Ya’aqov ed ho sentito una persona parlare in inglese. La cosa mi ha incuriosito,
        e così mi sono avvicinato ancora di più e sono andato ad ascoltare. All’epo-
        ca, mia moglie non era ebrea e, quindi, anche i miei due figli non lo erano.
        Ero molto ricco, proprietario di ben due enormi supermercati che chiaramente
        restavano aperti anche lo Shabbat. Tuttavia – proseguì l’ebreo – fui molto
        colpito dalle parole della tua derashà, al punto tale che, dopo aver attentamente
        riflettuto sul mio stile di vita, decisi di intraprendere un percorso di Teshuvà
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        coinvolgendo anche mia moglie ed i miei due figli, i quali si convertirono tutti
        all’ebraismo. E non solo: dopo un pò di tempo vendetti anche i miei due super-
        mercati ed andai a vivere in Israele, dove intrapresi, assieme alla mia famiglia,
        una vita improntata all’osservanza dell’ebraismo e della nostra Santa Torah. I
        miei figli, oggi, studiano in Yeshivà, e tutto ciò grazie alla derashà che tu facesti
        quel giorno a Londra! La tua derashà ha salvato me e la mia famiglia!”.
        Da questa storia possiamo comprendere il modo in cui HaQadosh Ba-
        ruch Hu dirige le nostre esistenze, avendo Egli fatto sì che quel rabbino
        si trovasse, la sera di Tishà Be’Av, a dire una derashà, e che quell’uomo,
        invece, fosse colpito della sue parole pronunciate in inglese ed indotto,
        successivamente, a fare una completa teshuvà. Tutto ciò, evidentemen-
        te, poiché quell’ebreo aveva sicuramente dei meriti, propri o dei propri
        antenati, grazie ai quali ha meritato che gli accadessero gli eventi sopra
        narrati.


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