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MOMENTI DI HALAKHà
TefiLLa
A proposito del Khafètz Chaìm si racconta che, molti anni dopo la mor-
te della madre, nella sua casa fu trovato un vecchio libro dei Salmi e che
gli fu restituito. Quando egli lo ebbe tra le mani, lo riempì di baci e con
gli occhi lucidi si rivolse ai presenti dicendo: «Sapete forse quante lacrime
abbia versato mia mamma zi su questo libro di Salmi? Ogni mattina ella lo
leggeva e piangendo chiedeva che suo figlio fosse un ebreo buono e onesto».
La purezza di cuore e la fede incondizionata hanno aiutato le persone
che ci hanno preceduto a schiudere i loro cuori di fronte al Signore Be-
nedetto. A tutti noi è possibile - se ci impegniamo davvero - ricostruire
questo stato d’animo quando ci accingiamo a pregare e, seguendo i con-
sigli dei nostri maestri, potremo arrivare a una maggiore concentrazione
dei pensieri. Dobbiamo essere convinti che qualsiasi preghiera, se sarà
stata recitata dal profondo del cuore, non potrà rimanere inascoltata.
Il versetto della Torà (Deu. 11, 13): «E Lo servirete con tutto il vostro cuore»
si riferisce alla mitzvà della preghiera, come conferma il Sifrì: “Ulovdò,
zo tefillà “– E Lo servirete vale a dire con la Tefillà (Sifrì, devarìm).
Il Rambam in Hilchòt tefillà spiega che l’obbligo di pregare è un’esplici-
ta mitzvà positiva della Torà.
Pregare tutti i giorni è una mitzvà, come è detto (Es. 23, 28): «Voi servi-
rete l’Eterno, il vostro Signore». Il servizio richiesto è la preghiera, come
è scritto (Deu. 11,13): «E Lo servirete con tutto il vostro cuore»; infatti,
quale servizio può essere fatto con il cuore se non la preghiera? Una
persona adempie a questa mitzvà invocando e pregando il Signore ogni
giorno. Dapprima si deve lodare il Signore, benedetto Egli sia, e poi
richiedere - pregando e supplicando - ciò di cui si necessita; infine, si
esprime gratitudine e riconoscenza al Signore per il bene che Egli ci
dispensa.
Altre fonti a questo riguardo si possono trovare nelle notazioni del
Ramban al Séfer hamitzvòt e nel suo Séfer Hachinnùch.
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