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RACCONTO DI SHABBAT


        PARASHAT BEHAR SINAI
        Rabbi Chaninà Ben Dossà (allievo di Rabbi Jochanan Ben Zakkai) era
        conosciuto per la sua pietà e giustizia ed aveva la capacità di compiere
        meraviglie con la forza delle sue preghiere. E’ scritto nella Ghemarà (TB
        Berachot 24b) che Rabbi Chaninà Ben Dossà andava a studiare Torah
        dal suo Maestro Rabbi Jochanan Ben Zakkai, ed il figlio di quest’ultimo
        si ammalò. Rabbi Jochanan disse lui: “Chaninà, chiedi misericordia per mio
        figlio affinchè rimanga in vita!”. Rabbi Chaninà pregò HaKadosh Baruch
        Hu, chiese misericordia per il figlio del suo Maestro, e questi soprav-
        visse. Disse Rabbì Jochanan Ben Zakkai: “Se non fosse per le preghiere di
        Rabbì Chaninà Ben Zakkai mio figlio non sarebbe sopravvissuto” La moglie
        di Rabbi Jochanan gli chiese: “Forse che lui è più grande di te?!?” e Rabbì
        Jochanan rispose: “No, solamente che lui è paragonabile ad un Suo servo (di
        HaKadosh Baruch Hu, che entra ed esce dalla Sua presenza come se fosse uno di
        famiglia, alle quale richieste pertanto D-o Benedetto risponde subito), mentre
        io sono paragonabile solo ad un Suo ministro (poiché non sono abituato a stare
        così spesso di fronte a Lui)”.
        Rabbi Chaninà Ben Dossà diceva: “In colui che antepone il timore del pec-
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        cato alla propria sapienza [cioè colui che ripone nel timore del peccato lo
        scopo del proprio studio di Torah], la sapienza si conserva [poiché tutta la
        sapienza che egli ha acquisito tramite il suo studio si rivela nelle proprio
        comportamento e nelle proprie azioni, come è  scritto “Reshit Chokmà
        Irat Hashem” -L’inizio della sapienza è il timore di Hashem (Tehillim
        111,1)-, mentre in colui che antepone la propria sapienza al timore del peccato
        [il quale cioè non studia per poter mettere in pratica, ma solamente per
        poter accrescere la propria cultura ebraica], la sua sapienza non si conserva
        [poichè egli non mette in pratica ciò che apprende, e da ciò si capisce che
        in lui non vi è timore del peccato]. Pertanto la sua sapienza è destinata ad
        essere persa”. Come hanno detto i Chachamim: “Capita che un uomo dica al
        proprio compagno: “Io sono ricco, ho molto grano, olio e vino”. Ed il compagno
        gli risponde: “E’ vero tu hai molte cose, ma hai anche qualche maniera in cui
        impiegare tutto ciò che tu possiedi? Poiché se tu non sai come spendere tutto ciò
        che hai, è come se tu non avessi nulla”. Allo stesso modo colui che è ricco
        di saggezza e sapienza, se non possiede anche il timore del peccato (che
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