Page 41 - Yiar 5779
P. 41
MOMENTI DI HALAKHà
DIVIETO DI ODIARE IL PROSSIMO
Nel periodo che va da pesach al trentatreesimo giorno dell’omer, mori-
rono migliaia discepoli di Rabbi Akiva. Il principale motivo spiegano i
nostri maestri, per non aver onorato ciascuno il proprio compagno. Per
questo inizieremo da oggi, con l’aiuto di Hashem, a studiare quelle che
sono le regole fondamentali per il rapporto con i nostri compagni ed
amici. Inizieremo con il divieto del “non odiare tuo fratello nel tuo cuore”.
E’ scritto sul verso di vaikrà 19;17 “non odiare tuo fratello nel tuo cuore....”.
Chiunque odi un’appartenente al popolo d’Israele trasgredisce ad un
precetto negativo della Torà chas veshalom. Questa mitzvà vige in tutti
i tempi, in luoghi ed obbliga sia gli uomini che le donne appartenenti
al popolo ebraico.
Bisogna essere vigili che anche i bambini si riservino da questo brutto
divieto, per abituarli a seguire le strade della Torà, della bontà e miseri-
cordia verso il prossimo.
Il divieto di odiare il prossimo si riferisce solo verso l’ebreo e non verso
il goi.
Ogni forma di odio anche non facendo nessuna azione, bensì tener astio
nel cuore verso un compagno, si può violare così questo divieto.
Ci sono due tipi di divieti che si possono ricavare dal verso sopra ri-
portato, e che le autorità rabbiniche si sono dibattute. Il primo è che
“non odiare tuo fratello nel cuore” viene a vietare quell’astio che si riserva
dentro se stessi, e vieta quindi a maggior ragione quello che si manifesta
in qualsiasi forma di accanimento verso il prossimo. Ed il secondo signi-
ficato è che questo verso vieta solo l’odio che riserba nel cuore, ma se si
rivela al compagno ciò che si prova verso di lui è permesso (per quanto
riguarda il verso in questione, ma sicuramente si trasgredisce la mitzvà
positiva di “ama il tuo prossimo come te stesso”, o “non vendicarti“ ecc.)
Impariamo da qui che spesso è preferibile, nei casi che cosi facendo non
si aumenti il “fuoco” della discussione, di chiarire con il compagno il
motivo della sua condotta o il brutto gesto verso di lui, invece di tener
rancore senza riappacificarsi e dargli quindi la possibilità di scusarsi o
giustificarsi e aumentare la pace tra il popolo d’Israele.
(tratto dal libro mishpatè shalom e alachot benadam lechaverò)
41