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MOMENTI DI HALAKHà


        OMER
        Lag BaÒmer (il 18 di Yiàr) è il 33° giorno della sefiràt ha-òmer (come già
        accennato, le lettere ebraiche che formano la parola lag, hanno il valore
        numerico di 33). In questo giorno morì Rabbi Shimòn bar Yochài, autore
        dello Zohar, il libro dello Splendore.
        Nel commento dello Zohar alla parashà Haazìnu è riportato che il gior-
        no in cui Rabbi Shimòn bar Yochài morì, rivelò ai suoi allievi profondi
        e importanti segreti della Torà e che il mondo si riempì di una grande
        luce per una gioia senza limiti. Quel giorno il sole ritardò il tramonto
        finché Rabbi Shimòn bar Yochài non rivelò ai suoi allievi tutto ciò che
        gli fu permesso, e poi la sua anima salì nei cieli.
        Ogni anno, nel giorno di Lag BaÒmer vi è l’uso di organizzare manife-
        stazioni gioiose, perché le rivelazioni di Rabbi Shimòn bar Yochài sui
        segreti della Torà arrecarono al mondo grande gioia.
        A Lag BaÒmer cessò la piaga per la quale erano morti i 24 000 allievi di
        Rabbi Akivà  e in questo giorno non si osservano le norme di lutto della
        sefirat ha-òmer. A Lag BaÒmer non si dice il tachanùn (per le norme di
        quando si omette il tachanùn nelle preghiere del giorno vedi voi. 1 p.
        215).
        Nel corso delle generazioni, in questo giorno si è affermato l’uso di ac-
        cendere un numero maggiore di candele nelle accademie di studio, di
        organizzare dei falò all’aperto, di studiare i testi di Rabbi Shimòn bar
        Yochài e di cantare poesie e rime composte in suo onore.
        Dal tramonto in poi, vi è anche l’uso sia per le donne che per gli uomini
        di non compiere lavori.
        Tra i motivi riportati per quest’uso, vi è chi sostiene che da quell’ora in
        poi la gente era occupata a seppellire i morti (gli allievi di Rabbi Akivà)
        e, quindi, non poteva lavorare.
        Il secondo motivo è che la prescrizione di eseguire la sefiràt ha-òmer (in
        Lev. 23,15): «Conterete sette settimane» utilizza il termine Shabbatòt,
        che è anche il plurale di shevùt-astensione dal lavoro. Secondo questa
        spiegazione, terminato il conteggio, si può lavorare. Anche per chi si
        attiene alla prima spiegazione, quando è trascorso il tempo sufficiente
        per la sepoltura, si può riprendere a lavorare].
        Tratto da libro alacha illustrata tradotto dal dott. Moise Levi
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