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Le parole di Rashì sopra citate ci insegnano infatti che gli ebrei in-
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si, bensì aiutati ed accolti con fare benevolo ed atteggiamento sor-
ridente. La Torah ci comanda inoltre di onorare adeguatamente un
povero ebreo, allo stesso modo in cui Hashem ơǡ
seppur misere e maleodoranti, da lui presentate.
Se si onora un povero ebreo, Hashem onorerà a sua volta colui
che lo ha onorato; se invece, Chas veChalila, si disprezza un ebreo
indigente, si consideri bene colui che si sta disprezzando: una
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“onorava” lo stesso altare di HaQadosh Baruch Hu.
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“Certamente! – risposte lo Tzaddiq – “Anche io sono sicuramente
incappato, purtroppo, in una condotta errata su questioni economi-
che. Saprai senz’altro che io mi occupo di commercio, e che molte
persone si recano ad acquistare nel mio piccolo negozio dei beni di
loro necessità. Ebbene, a volta mi capita che una certa pagina del
taccuino su cui segno i conti dei miei clienti si straccia o, comunque,
rovina a tal punto da impedirmi di leggere e ricordarmi con esattez-
za le somme che devo ancora ricevere da loro. Da ciò deriva quindi
la possibilità che, in alcune occasioni, io abbia potuto ricevere dai
miei clienti somme di denaro che però, in realtà, non mi dovevano.
Per tutta la mia vita ho sempre tenuto in considerazione questo fon-
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un evento negativo, ciò è senz’altro da attribuirsi ad un peccato che
egli ha commesso in passato…”.
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Inoltre le due letture che vanno fatte direttamente nel testo ebraico
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quale lettura quindi non vale a far uscire d’obbligo dalla mitzvà in
questione, anche se a posteriori vi sono dei Maestri che sostengono
che la lettura del Chazan si conta nelle due letture settimanali e che
quindi basta farne solamente una durante la settimana.
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