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      HaQadosh Baruch Hu, infatti, non trascura alcuna buona azione com-
      piuta dall’uomo, e ciò anche qualora si tratti di un gesto semplice e ap-
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      quando si astiene dal commettere una trasgressione per lui “semplice”
      da evitare (come, ad esempio, mangiare carne di animale non kasher,
      etc.), acquisisce di fronte a D-o Benedetto un merito che verrà ricor-
      dato nel giorno in cui egli, nel lasciare questo mondo terreno, verrà
      giudicato dal Tribunale Celeste.
      In tale sede, per quanto riguarda innanzitutto i peccati, ciascuno di
      noi verrà infatti giudicato in un duplice senso: sia per la trasgressione
      in cui è incappato, sia per le mitzvot (anche piccole) che, nel tempo in
      cui ha realizzato tale trasgressione, avrebbe invece potuto compiere.
      E quanto appena detto vale, a maggior ragione, per quanto riguarda
      le buone azioni compiute dall’uomo. Di fronte al Tribunale Celeste,
      infatti, verrà in considerazione sia ogni mitzvà (anche piccola) da noi
      realizzata, sia la grave trasgressione che, nel momento in cui si è com-
      piuta tale buona azione, ci si è astenuti dal compiere.
      E ciò, conformemente a quanto riportato nel Talmud: “se un uomo
      siede senza compiere alcun peccato, gli verrà attribuito un merito come
      se avesse, invece, realizzato una mitzvà” (TB Kiddushin 39a).

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      La sera del 14, prima della ricerca, chi ha ricevuto l’incarico dovrà re-
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      cendo: «Tutto il chamètz o lievito che è in possesso del... (nome di chi
      lo possiede)...».
      È oltre ad aver provveduto alla ricerca e all’annullamento del chamètz
      tramite un in¬caricato, il padrone di casa dovrà comunque recitare di
      persona il testo di annullamento, ovunque egli si trovi la sera del 14
      Nissàn.
      Se qualcuno si allontana da casa nei trenta giorni che precedono la fe-
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      ricerca al suo posto alla sera del 14 di Nissàn, la dovrà compiere perso-
      nalmente la sera precedente la propria parten¬za. In questo caso, non
      essendo il 14 di Nissàn, non deve recitare alcuna benedizione prima di
      eseguirla ma, al termine, dovrà annullare il chamètz.
      Tratto dal libro alachà illustrata tradotto dal dott. Moisè Levi
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