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Mercoledì25 novembre 2015
Momenti di Musàr
“Sono un fallimento!” è una dichiarazione di arroganza
Talvolta, la gente prova sofferenza per gli errori o per i fallimenti che
apparentemente sembrano essersi verificati per colpa loro. In questo
caso, dobbiamo ricordarci di un’altra regola fondamentale: prima
che l’errore sia commesso, ogni persona possiede un apparente
libero arbitrio che può evitare che l’errore venga commesso. A
fatto compiuto, però, bisogna credere che Hashèm ha voluto
che l’errore fosse commesso! La convinzione che è stato Hashèm
a volere l’errore rimuove ogni ragione di sentirsi deluso, depresso,
scoraggiato e sicuramente di autoflagellarsi o di essere tormentato dal
senso di colpa. Se si ha emunà, si attribuiscono tutti i nostri successi
all’assistenza Divina di Hashèm.
Una persona che non riesce a riconoscere l’assistenza di Hashèm
è, senza mezzi termini, una persona arrogante, poiché è come
se dichiarasse: “Io ho determinato il mio successo!”. Per evitare
di mostrare un atteggiamento di arroganza, usiamo quindi
frequentemente dei termini come “Se D-o vuole”, “con l’aiuto di D-o”
28 o “Se D-o lo desidera”. Pertanto, se i nostri successi sono il risultato
dell’intervento di Hashèm nelle nostre vite, allora i nostri fallimenti
sono anch’essi il risultato dell’intervento di Hashèm nelle nostre
vite. Dal momento che Hashèm sa cosa è meglio per noi, dovremmo
accettare i nostri fallimenti con amore e con emunà, nello stesso
modo con cui accettiamo i nostri successi. Coloro che non riescono
ad accettare benevolmente gli errori e i contrattempi sono adirati e
delusi verso sé stessi; sono le stesse persone che si sentono fiere di sé
per i propri successi. Entrambi sono un chiaro segno di arroganza,
poiché mostrano che tali persone attribuiscono il proprio destino
a sé stessi. Il fallimento è la vera prova di emunà; grazie all’emunà,
noi riconosciamo che il nostro errore di giudizio, la nostra decisione
sbagliata o qualsiasi altro contrattempo sono la volontà di Hashèm.
Se abbiamo emunà, non perseguiteremo noi stessi giorno e notte e di
conseguenza ci risparmieremo un tormento emotivo indescrivibile.
Possiamo consolarci attraverso la realizzazione che è Hashèm che non
voleva che noi vincessimo la medaglia d’oro o la partita di semifinale.
Tuttavia, possiamo sempre ricordarci che dopo ogni caduta, dobbiamo
soltanto sorridere, ignorare tutto, rialzarci e ricominciare daccapo
con uno sforzo maggiore, come vedremo più avanti in questo libro.
Bisogna convincersi che qualsiasi sofferenza o mancanza della vita
non è altro che il prodotto della volontà di Hashèm! Continua a fianco