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Giovedì2 luglio 2015
Momenti di Musàr
Un’occasione per chi desidera pentirsi
17 Tamuz
Quella generazione era la meno esposta a commettere questo tipo di
trasgressione, poiché si trattava della generazione più illuminata di
ogni tempo, colma della conoscenza di Dio. Questo vale anche per
tutti gli altri peccati che commise (come l’invio delle spie, le lamentele
verso Dio o la disputa di Kòrach e della sua fazione). Perché, allora,
Colui che vede il futuro e prevede ogni generazione fece in modo che
questa generazione di conoscenza si sia resa colpevole di queste gravi
trasgressioni?
Si può rispondere che ciò fu fatto per insegnare la via del pentimento
alle persone. Fin dall’inizio, la Shekhinà risedeva in mezzo a loro, il
popolo mangiava pane che proveniva dal cielo e beveva acqua da una
fonte che sgorgava miracolosamente. Il popolo si accampava sotto le
rispettive bandiere circondate da nuvole di gloria, con a capo Moshè e
Aharòn.
Ma la strada davanti a loro era molto lunga, una strada che poteva
32 estendersi per migliaia di anni prima di raggiungere la fine dei
giorni. La strada era anche estremamente pericolosa, costellata di
prove di fedeltà e di ricchezza, di schiavitù e di libertà; lungo di essa
c’erano parecchie trappole, ed era possibile che Israele inciampasse e
peccasse, diventando ribelle e agendo nel modo sbagliato. Affinché non
potessero mai dire: “Ci siamo immersi nel peccato, perciò, la via del
pentimento è bloccata davanti a noi e siamo destinati ad essere perduti
per sempre”, Dio insegnò a loro e a tutte le generazioni successive la
strada del ritorno verso di Lui. Per quanto siano dispersi negli angoli
più remoti della terra, Dio li condurrà indietro e li farà ritornare a Lui
(cf. Nechemià 1,9). Nessuna generazione avrebbe potuto commettere
un peccato più grave di quello della generazione del deserto, eppure
anch’essi fecero ritorno a Dio ed Egli li fece diventare parte della Sua
eredità. Il Talmùd (Avodà Zarà 4b) nota:
R. Yehoshùa ben Levi disse: Israele fabbricò il vitello soltanto per
offrire un’apertura per coloro che cercano di pentirsi, come afferma il
verso {Devarìm 5, 26): «Magari fosse possibile che questi sentimenti
rimanessero con loro: temermi e osservare le mie mitzvòt per sempre».
Rashì spiega che erano forti e coraggiosi nel temere Dio; non
meritavano di essere vinti dall’inclinazione al male e non sarebbe stato
concepibile che succedesse se non si fosse trattato di un decreto del
Re - un decreto emanato per offrire un’apertura a coloro che cercano di
pentirsi. Continua a pag. 62