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1 luglio 2015
Momenti di Musàr
La rottura delle Tavole – 17 Tamuz
Midrashim
MercoledìQuandoHashemdiedeletavoleaMoshè,questesi trasportavano
da sé, ma quando Moshè scese, si avvicinò al campo e osservò
il vitello fabbricato dal popolo, le lettere volarono via dalle
tavole, che diventarono improvvisamente molto pesanti.
Immediatamente, Moshè si adirò, e gettò le tavole dalle mani
(Shemòt 32,19) (.Midràsh Tanchumà, parashà di Ki Tissà).
Come si ruppero le tavole? Quando Moshè salì a prenderle e
poi scese, era molto felice. Ma quando (vide che) Israele aveva
peccato, disse: “Se consegno loro le tavole, saranno obbligati
ad osservare mitzvòt vere e proprie e li renderò passibili della
pena di morte, poiché in esse è scritto: «Non avrete altri dei»
(Shemòt 20,3)”. Perciò, iniziò a tornare indietro; gli Anziani lo
videro e lo inseguirono. Moshè tirava le tavole da una parte e
30 gli Anziani le tiravano dall’altra, ma Moshè era più forte dei
settanta Anziani (messi insieme), come afferma il verso: «E a
tutta la mano forte» (Devarìm 34, 12). Moshè guardò le tavole e
vide che le lettere stavano volando via; allora, divennero molto
pesanti, gli caddero dalle mani e si ruppero. Altri sostengono
che non si ruppero finché Hashem non disse a Moshè «che tu
hai rotto» (Shemòt 34,1), cioè “Che tu ti possa rafforzare per
averle rotte!” (Yalkùt Shim’onì 393).
A cosa si può paragonare? A un re che aveva sposato una donna
e le aveva scritto una ketubbà- contratto di matrimonio che
aveva consegnato a un assistente. In seguito, si erano diffuse
voci false su di lei (sulla sua fedeltà). Che cosa fece l’assistente?
Strappò la ketubbà, dicendo: “È meglio che venga giudicata
come donna nubile che come donna sposata”. Questo fu ciò che
fece anche Moshè, dicendo: “Se non rompo le tavole, Israele
non sopravvivrà, come afferma il verso {Shemòt 22,19): Colui
che fa offerte a falsi idoli verrà distrutto”. Che cosa fece? Le
ruppe e disse a Dio: “Essi (Israele) non sapevano che cosa vi
fosse scritto”.
(tratto dal libro Sefer Atodàa tradotto da Morashà)