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20 giugno 2015
Momenti di Musàr
Sabato Parashat Korach
“Tu non ci hai condotto in una terra dove scorre latte e miele e
non ci hai donato la proprietà di campi e vigne; pertanto, anche
se per farci venire ci minacciassi dicendo: «Cavate gli occhi di
quella gente», noi non ci alzeremmo” (Bemidbar 16, 14).
Per quale ragione Datan e Aviram, compagni di Korach nella
ribellione, ricordarono solo la “cavatura degli occhi” tra le
possibili punizioni per non aver accettato l’invito di Moshé
Rabbenu?
Per rispondere a questa domanda bisogna innanzitutto
ricordare che ciascuna delle 248 mitzvot positive è collegata ad
una delle 248 membra che compongono il corpo umano.
Nel commento di Rashì sul primo verso della parashà è
riportato che la ribellione di Korach fu condotta facendo
8 indossare ai 250 membri del Sinedrio, gran parte della tribù di
Reuven, dei manti realizzati solo con lana azzurra (techelet).
Essi si rivolsero a Moshé domandando se su di un manto
realizzato completamente di techelet sussista o meno l’obbligo
di apporre gli tzizit, ed egli rispose loro di sì. La risposta in
questione fu tuttavia aspramente criticata dai rivoltosi, il quali
iniziarono a prendere in giro Moshé domandandosi come fosse
logicamente possibile che per un manto fatto completamente
di techelet sussista, nonostante ciò, l’obbligo di apporre gli
tzizit.
Essi, di conseguenza, contestarono la mitzvà degli tzizit, in
relazione alla quale è scritto: “lo guarderete, e ricorderete
tutti precetti di Hashem” (Bemidbar 15, 39); tale mitzvà,
quindi, è strettamente connessa agli occhi e, per tale ragione, i
ribelli dissero “anche se per farci venire ci minacciassi dicendo:
«Cavate gli occhi di quella gente», noi non ci alzeremmo”
(Bemidbar 16, 14).