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Giovedì18 giugno 2015
MMoommenentitdi di Hi Maluaskàhrà
Regole sul rapporto con il prossimo
-Hanno insegnato i chachamim: chi appoggia o si imbatte in una
discussione viola un divieto della Torà com’è scritto “E non avvenga
ciò (che capitò in occasione) di Korach e la sua congrega”. Ed è logico
includere in questo lav (divieto della Torà) anche chiunque accenda
una lite tra due persone in qualsiasi maniera.
-Bisogna sapere che non può emergere la pace da una disputa. Quin-
di nel momento che due parti si rendono conto di non riuscire ad
accordarsi, vadano al più presto da un Rav esperto e accettato da
entrambi e chiarifichino la faccenda con parzialità e serenità. Op-
pure in assenza di un Rav, nel caso non ci sia la stretta necessità
della conoscenza delle leggi della Torà, è consigliabile anche inter-
porre un amico o un conoscente saggio e neutrale che giudichi il
caso obiettivamente.
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-Nell’ipotesi in cui non si riesca a chiarire il caso nemmeno nei due
modi riportati, allora è d’obbligo recarsi presso il Bet Din competen-
te più vicino, come scritto nel libro di Devarim 21;1: “Quando ci sarà
una lite tra (due) uomini e verranno in tribunale (rabbinico) li valu-
teranno e assolveranno l’innocente e condanneranno il colpevole”.
-Hanno insegnato i nostri chachamim che il mondo non si mantie-
ne nient’altro che per merito di coloro che frenano la loro bocca nel
momento del litigio. C’è per di più chi sostiene che si contravviene al
lav deoraita nel momento che si replica alla provocazione di un ter-
zo. E bisogna far estrema attenzione al fuoco del litigio dal momen-
to che le sue ripercussioni sono devastanti, che Hashem ci scampi!
-E’ scritto sul libro di Shemot 23;2: “Non prestate mano al malvagio”.
La Torà ci ha ammonito di non favorire gli inosservanti della Torà e
di non unirsi a loro. Ed è vietato associarsi ad un malvagio negli affa-
ri, addirittura nel compiere una mizwà e a maggior ragione unirvisi
nelle discussioni.
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