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19 giugno 2015
Momenti di Musàr
Ve n e rd ì Parashat Korach
Un gruppo di ebrei si trovava una volta a studiare presso il Gaon
Rabbi Chaijm Ozer Grodzinski zz”l, il quale, mentre spiegava ai
suoi giovani studenti, affermò che quanto stava dicendo trovava
conferma negli insegnamenti riportati in una tale pagina di un
preciso trattato del Talmud.
Uno studente molto noto per la sua particolare intelligenza ed
abilità nello studio della Torà si alzò in piedi di fronte a tutti,
sostenendo che, al contrario di quanto detto da Rabbi Chaijm
Ozer, tale insegnamento si trovava invece in una differente pagina
del suddetto trattato; Rabbi Chaijm Ozer, da parte sua, rispose
allo studente che era assolutamente certo che l’indicazione della
pagina da lui fornita fosse corretta.
Lo studente, sicuro di quanto affermato, invitò però Rabbi Chaijm
Ozer ad estrarre il trattato del Talmud in questione, al fine di
verificare se, effettivamente, aveva ragione o oppure no circa la
6 pagina in cui era collocato l’insegnamento appena menzionato.
Prima che lo studente avesse modo di prendere il trattato dalla
libreria, tuttavia, Rabbì Chaijm Ozer gli disse: “Non sai forse che,
secondo la halachà, colui che fa impallidire pubblicamente il volto
del proprio compagno non ha parte nel mondo futuro?”. Tutto
credettero che le intenzioni di Rabbi Chaijm Ozer erano volte ad
impedire che lo studente prendesse il libro e, dimostrando che la
ragione era dalla sua parte, facesse vergognare pubblicamente lo
tzaddiq.
In seguito lo studente, soddisfatto per aver dimostrato
pubblicamente la propria intelligenza al punto da aver messo
in difficoltà anche il Gaon Rabbì Chaijm Ozer, si recò in un’altra
stanza per appurare se, nel trattato del Talmud di cui stavano
discutendo, l’insegnamento menzionato si trovasse effettivamente
nella pagina da lui indicata.
Con sommo stupore, egli si accorse però che erano le affermazioni
di Rabbì Chaijm (e non le sue) ad essere corrette: il Gaon aveva,
quindi, fatto riferimento al divieto di far vergognare un altro ebreo
in pubblico pensando che, se si fosse aperto pubblicamente quel
trattato del Talmud, si sarebbe appurato che era lo studente ad
aver torto, svergognandolo così pubblicamente per il proprio
errore…