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‫ד’ סיון תשע”ה‬

Momenti di Halakhà

Shavuot – I nomi della festa                                         11
….continua da pag. 7
-Il nome “Chag Akazir” “Festa della mietitura” si riferisce          ‫יום שישי‬
alla mietitura del grano, che avviene durante questo periodo,
poiché il grano è l’ultimo cereale che rimane nei campi.
Quando viene mietuto, viene completato il lavoro annuale,
che è segnato dalla presentazione di un’offerta di cereali nuovi
al Bet Hamikdàsh.
-Il nome “Shavu’òt” - “Settimane” allude alle sette settimane che
si contano da Pèsach; il cinquantesimo giorno viene celebrato
come festa che segna la data in cui è stata data la Torà.
-Il nome “Yom Habikkurìm” - “Giorno delle primizie” ricorda
l’offerta dei due pani selezionati, che permetteva di portare le
offerte di cereali per il prodotto nuovo. Questo giorno segna
anche l’inizio del periodo in cui si portavano sull’altare le
offerte dei primi frutti delle sette specie per cui è lodata la
Terra di Israele.
Il nome “Azèret” - “Sosta” è il nome con cui i Maestri chiamano
questa festa, a indicare che, essenzialmente, si tratta dell’ottavo
giorno a conclusione dei sette giorni di Pèsach. Il periodo
intermedio di 49 giorni non viene considerato un’interruzione,
ma un chol hamo’èd prolungato che collega la prima parte della
festa con il suo termine. In un certo senso, è simile a Sheminì
Azèret - l’ottavo e ultimo giorno di Sukkòt - e per questo
motivo si chiama Azèret di Pèsach. In verità, anche l’ultimo
giorno di Sukkòt - Sheminì ‘Azèret - avrebbe dovuto essere
celebrato cinquanta giorni dopo la festa. Tuttavia, poiché è
difficile viaggiare durante la stagione delle piogge, Dio non ha
affaticato il popolo ordinando di tornare a Yerushalàyim una
seconda volta (Yalkùt Shimonì, parashà di Pinechàs 782).
Nella Torà esistono cinque riferimenti alla festa di Shavu’òt:
nelle parashòt di Mishpatìm, Ki Tissà, Pinechàs e Reè, la
Torà usa i nomi riportati sopra. Nella parashà di Emòr, in cui
la Torà parla degli obblighi speciali di questa festa, non usa
nessuno di questi nomi poiché la festa qui è essenzialmente la
continuazione e la conclusione di Pèsach.
(tratto da Sefer Atodàa tradotto da morashà)
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