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23 maggio 2015

                Momenti di Musàr

Sabato Parashat Bemidbar
       “Questi sono i nomi dei figli di Aharon: Nadav il primogenito,
       Avihù, Eleazàr ed Itamàr. Questi sono i nomi dei figli di Aharon, i
       sacerdoti unti che egli investì del compito di esercitare il sacerdozio”
       (Bemidbar 3, 2-3).
       Nei versetti sopra riportati viene ripetuta per due volte consecutiva
       la frase “Questi sono i nomi dei figli di Aharon”: qual è la ragione
       di questa ripetizione?
       I sacerdoti delle altre religioni sono notoriamente considerati,
       dai credenti, al pari di esseri “soprannaturali” e, in quanto tali,
       infallibili. Perciò, successivamente alla loro investitura sacerdotale
       viene attribuito agli stessi un nome “diverso” da quello di cui erano
       in possesso in passato, così da evidenziare come gli stessi, dopo aver
       acquisito il sacerdozio, siano diventati persone completamente
       “diverse” rispetto a quelle che erano in precedenza.
       Per il popolo d’Israele, invece, la prospettiva cambia radicalmente.
12 Anche un uomo che ha raggiunto i livelli spirituali più elevati,
       infatti, continua ad essere considerato un essere di carne e sangue,
       suscettibile – come tutte le altre persone – di incorrere in errori,
       come è scritto “Non vi uomo giusto sulla terra che compia solo del
       bene senza peccare” (Qoelet 20, 7) e “Nei suoi Santi non ripone
       fiducia” (Jov 15, 15). Il fatto che ciascun ebreo è tenuto a tributare
       onore ai Maestri è invero dovuto non certo alla loro persona ed al
       loro corpo materiale, bensì esclusivamente al merito dello studio
       della Torah e delle mitzvot che gli stessi hanno acquisito; allo stesso
       modo in cui siamo obbligati a conferire grande onore ad un rotolo
       della Torah solo perché sulla stessa ci sono scritte le parole del
       nostro Santo libro, e ciò pur se si tratta di una comune pergamena
       tratta da normalissima pelle animale. In entrambi i casi, infatti, gli
       ebrei non ritengono certo che la materialità di queste persone o
       cose sia “diversa” rispetto a quella delle altre cose o persone.
       Per questa ragione, dopo che la Torah ha menzionato i nomi dei figli
       di Aharon torna a precisare che i medesimi sono “i sacerdoti unti
       che egli investì del compito di esercitare il sacerdozio” (Bemidbar
       3, 3), i quali anche dopo essere stati investiti del sacerdozio non
       hanno ricevuto “nomi” differenti e più elevati rispetto al passato,
       essendo invece considerati gli stessi sempre e comunque esseri
       umani come in precedenza...
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